venerdì 24 novembre 2023
Dopo 48 giorni oggi 13 israeliani in cambio di 39 detenuti palestinesi
In vigore il cessate il fuoco a Gaza, oggi il rilascio dei primi ostaggi

ANSA

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Dopo l'ultimo lancio di razzi e gli allarmi scattati nel sud di Israele per imminenti attacchi di Hamas, la tregua è effettivamente scattata non appena alcuni ordigni scagliati dai fondamentalisti sono stati intercettati e distrutti dalle forze israeliane. Da quel momento né l'artiglieria israeliana né i miliziani fondamentalisti hanno esploso colpi, dando il via al cessate il fuoco che secondo le intese dovrebbe durare quattro giorni. L'attesa per il rilascio del primo gruppo di 13 ostaggi tiene con il fiato sospeso non solo l'intero Paese, ma vi è già stato un ulteriore slittamento, dopo quello di ieri. La consegna era prevista inizialmente alle ore 16 sul valico di Rafa, nel sud della Striscia al confine con l'Egitto. ma i mediatori del Qatar hanno fatto sapere che il primo gruppo di israeliani potrebbe entrare nelle mani della Croce Rossa Internazionale intorno alle 18, quando oramai sarà buio fitto.

A quanto si apprende da fonti diplomatiche internazionali, il rinvio dell'ultimo minuto, che aveva fatto temere il fallimento del negoziato, ha a che fare con una richiesta di chiarimenti rivolta ad Hamas, tramite i mediatori del Qatar, che sono poi riusciti a superare una serie di ostacoli non ancora resi noti. Giovedì pomeriggio il Qatar ha ripreso a mostrare ottimismo e il suo ministero degli Esteri ha annunciato che il cessate il fuoco sarebbe iniziato questa mattina, e che il primo gruppo di 13 prigionieri israeliani sarebbe stato rilasciato, in cambio della scarcerazione di 39 palestinesi detenuti da Israele. “Ma in Medio Oriente non ci sono date sacre e ancor meno ore sante”, commenta il quotidiano israeliano Haaretz secondo cui è “necessario tenere costantemente presente l’identità del partner in questo accordo, vale a dire il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar, delle cui promesse è difficile fidarsi”. Hamas ha due obiettivi nei negoziati: estendere il cessate il fuoco nella speranza che i combattenti non vengano individuati e catturati, così da riorganizzarsi, e infliggere la massima pressione possibile sull'opinione pubblica israeliana e su quella internazionale.

Intanto da nord sono i miliziani di Hezbollah, la milizia libanese filoiraniana, a tenere impegnato l'esercito israeliano, ed anche questo è considerato un elemento di disturbo nei quattro giorni di tregua che potrebbe saltare da un momento all'altro. Da una parte si teme che i vari fronti aperti, comprese le tensioni in Cisgiordania, mettano a rischio la liberazione degli ostaggi. Dall'altra la fragile tregua tiene sempre in bilico il governo Netanyahu che da un eventuale fallimento nelle operazioni di rilascio degli ostaggi potrebbe uscire a pezzi. Come sostengono diversi analisti politici israeliani, in quel caso sarebbe indispensabile fare posto al nuovo governo di unità nazionale senza più Netanyahu alla guida. una variabile che certamente Hamas tiene in considerazione.

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