Il vecovo latino Hanna Jallouf quand era ancora parroco a Idlib
«Gli invasori di Aleppo hanno imparato la lezione ad Idlib, dove hanno governato male fino al 2018: poi hanno cambiato rotta, ci hanno restituito tutte le nostre case e i nostri terreni. Piano piano hanno capito che se devono fare uno Stato, questo deve essere composto come un mosaico che non può essere di un solo colore, ma avere delle tessere di colore diverso, quello delle minoranze» spiega ad Avvenire monsignor Hanna Jallouf, vescovo latino di Aleppo, dopo essere stato a lungo parroco di Idlib dove, nel 2014, venne rapito dai jihadisti di al-Nusra. «In questa settimana - prosegue il francescano ordinato vescovo un anno fa - hanno bussato casa per casa, ci hanno assicurato che non toccheranno le nostre chiese e che rispettano le nostre funzioni liturgiche. Finora le cose vanno per il meglio, anche se tra la gente c’è ancora diffidenza perché, se uno ha la fama di criminale, non ci si aspetta che cambi faccia in un giorno».
Monsignor Hanna Jallouf, ha già avuto modo di incontrare i capi delle milizie ad Aleppo?
Li conoscevo quasi tutti da prima, da quando ero parroco a Idlib: così subito dopo l’ingresso in città mi hanno contattato per dare assicurazioni ai cristiani. Io ha già riferito a tutti i vescovi di non avere paura. Noi come vescovi abbiamo deciso di non lasciare Aleppo, di rimanere con la nostra gente, di essere solidali. Tanti cristiani ora mi ringraziano per strada e tanti di quelli che sono andati via ora vogliono tornare indietro.
Quindi in questo momento, piuttosto che scegliere la fuga e diventare profughi, è più sicuro per voi cristiani rimanere ad Aleppo sotto questo nuovo governo delle milizie?
Questo è vero. La nostra esperienza a Idlib è che fino al 2023 hanno restituito tutti i nostri beni. Mi sono messo d'accordo con i ribelli che chi ritorna a casa sua, entro un mese, recupera la sua casa, sia i suoi ben e i suoi terreni: questo è stato fatto e 35 famiglie sono rientrate nei loro villaggi. Un passo significativo, un segnale per tutti gli altri: ci hanno detto che sono venuti a liberarci, che vogliono vivere con noi, ma che vogliono cambiare il regime. E mi hanno assicurato che non resteranno come combattenti, ma le milizie presto andranno fuori dalla città.
Monsignor Jallouf, lei ha detto che i ribelli vogliono costituire un nuovo Stato: quindi hanno un progetto politico di riforma costituzionale per la Siria?
Tutti quelli che sono contro il regime di Damasco vogliono arrivare a un accordo con il governo per riorganizzare lo Stato, per formare nuove istituzioni, un nuovo Parlamento che voglia il bene di tutti, e che si arrivi a togliere le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Preghiamo Dio che ci mandi cose buone.
Intanto lei ha avuto segnali dal governo di Damasco? O ci sono segnali di una trattativa in corso?
In 48 ore è caduta una città come Aleppo, che aveva molte presenze del governo, che era ben protetta. Una cosa davvero inimmaginabile. Si vede che c'è qualcosa sotto. Ma io non so nulla di più.
Come si vive in questi giorni ad Aleppo? I prezzi dei beni di consumo, mi risulta, sono molto aumentati. C'è pane a sufficienza e acqua potabile, o vivente un nuovo assedio, una nuova emergenza?
I ribelli ci hanno assicurato il pane: ora, veramente, abbiamo una sovrabbondanza di pane per le strade, cosa mai successa durante la guerra. È pure migliorata la distribuzione dell'elettricità e dell'acqua. Speriamo che piano piano la ruota della vita ripreda a camminare.
Non c'è quindi, in questo momento ad Aleppo, una emergenza umanitaria: arriva cibo e c'è elettricità.
Sì, ma il "caro vita" degli anni passati ha già ammazzato la gente perché tutti vivono sotto il livello di soglia della povertà. Quindi, almeno per un periodo di transizione, la gente vive ancora nel bisogno. I beni ci sono, ma se la gente non ha denaro, come fai?
Avrete quindi la possibilità di celebrare liberamente questo Natale tra poche settimane. Come vi state preparando a celebrare la festa dell'immacolata?
Come abbiamo sempre fatto: stiamo preparando le nostre funzioni liturgiche, la nostra preparazione al Natale, i nostri presepi. Non avremo segni di gioia esteriori, ma solo le funzioni liturgiche essenziali.
Lei è stato molti anni parroco a Iblib e conosce bene questi miliziani: alcuni sono dfeiniti "terroristi affiliati ad al-Qaeda", altri invece dei "ribelli filo turchi". Lei come definirebbe questa rivolta? C'è solo una matrice fanatica jihadista o ci sono anche altre presenze?
Non tutti sono sono di Hayat Tahrir al-Sham, non tutti sono di al-Nusra. E queste milizie si sono distaccati da al-Qaeda perché vogliono fondare uno Stato libero. Ma ci sono altre organizzazioni che combattono con loro che hanno una matrice molto fanatica, un marchio di terrorismo. Ma almeno quelli che provengono da al-Nusra si sono distaccati da certe posizioni, e sono meglio degli altri.