giovedì 3 marzo 2022
La delegazioni si incontrano nella riserva di Belovezhskaya Pushcha dove nel 1991si pose fine all'impero sovietico. Uno scenario che sembra pensato apposta per siglare la «rivincita» di Putin
La delegazione russa (a sinistra) e quella ucraina durabte i colloqui di lunedì in Bielorussia

La delegazione russa (a sinistra) e quella ucraina durabte i colloqui di lunedì in Bielorussia - Epa

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Secondo round di colloqui, dopo quelli inconcludenti di lunedì in Bielorussia, questa volta al confine con l'Ucraina. La delegazione ucraina è arrivata nel pomeriggio con notevole ritardo, quella russa già ieri sera. Colloqui che partono esattamente 24 ore prima dell'inizio delle paralimpiadi invernali a Pechino. Dopo la condanna del Comitato paralimpico internazionale dell'invasione in Ucraina, gli atleti russi e bielorussi non potranno partecipare. Ieri c'era stato l'ok alla partecipazione sotto la bandiera neutrale ma oggi è arrivato il dietrofront dopo che numerosi comitati olimpici hanno minacciato di ritirarsi. Eppure, dopo una trattativa che si spera questa volta veloce, quale migliore scenario per Putin di una "tregua olimpica"?

Ipotesi suggestiva anche perché i simboli sembrano piacere davvero tanto al Cremlino. Infatti questo secondo round negoziale si svolgerà nella più antica riserva naturale d'Europa, Belovezhskaya Pushcha, tra Bielorussa e Polonia. La foresta è la stessa dove nel 1991 furono firmati gli accordi di Belovezh, noti anche come Accordo di Minsk, che portarono alla fine dell'Unione Sovietica: era l'8 dicembre 1991e a firmarli furono il presidente russo Boris Eltsin, quello ucraino Leonid Kravchuk e il presidente del Soviet Supremo della Bielorussia Stanislav Shushkevich. L'atto che sancì la fine dell'Urss, e anche del sogno imperiale di una Grande Russia, avvenne in una dacia appena fuori Brest, in territorio bielorusso ma al confine con la Polonia, non lontano dal confine ucraino. Insomma a un "tiro di schioppo" da dove avverrà il secondo round. Una ambientazione ideale per siglare quella che Putin vive come una rivincita dell'ideale di una Grande Russia.

Del resto non manca un illustre precedente storico, sempre nel cuore dell'Europa, il secolo scorso. L’armistizio con la Germania che pose fine alla prima guerra mondiale venne invece siglato l'11 novembre 1918 nei boschi di Compiègne, a pochi chilometri dalla stazione di Rethondes, in Piccardia. La firma che segnò la fine della Prima guerra mondiale e la sconfitta tedesca avvenne all’interno di un vagone ferroviario del treno usato come posto di comando mobile dai francesi. Dopo la firma, la vettura fu trasportata a Parigi e, simbolo di vitoria, fu riposta all’Hotel des Invalides. Una firma che in Germania, all'opposto, alimentò l'accusa di aver «pugnalato alla schiena» il loro Paese.

Una sconfitta insopportabile per il nazionalismo tedesco che sulla "Clarière de l'Armistice" (La carrozza dell'armistizio) volle prendersi la rivincita. Adolf Hitler fece trasportare nella stessa radura di Rethondes il famoso vagone dove il 22 novembre 1940 il Terzo Reich firmò la resa della Francia che finì in buona parte sotto il diretto controllo tedesco.

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