mercoledì 18 marzo 2009
La Conferenza di Gine­vra non lavorerà più sul­la base di un documento che designa Israele come imputato principale e le comunità mu­sulmane come vittime principali del razzismo. Soddisfazione di Frattini, primo a minac­ciare l’assenza del proprio Paese da Durban II nel caso il testo fosse rimasto invariato.
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La Conferenza di Gine­vra contro il razzismo non lavorerà più sul­la base di un documento che designa Israele come imputato principale, l’I­slam come religione nei confronti della quale è vie­tata ogni considerazione critica, e le comunità mu­sulmane come vittime principali del razzismo. Dal progetto di dichiara­zione finale della conferen­za, organizzata dall’Onu per il 20-24 aprile, la com­missione preparatoria ha deciso di cancellare ogni specifico riferimento a I­sraele, alla “diffamazione delle religioni” e a una ge­rarchia delle vittime. L’an­nuncio è stato dato ieri dal­la commissione stessa che ha diffuso una nuova boz­za, in risposta alle pressio­ni di Washington e dell’Ue. Lunedí infatti, sulla scia del­la decisione israeliana e de­gli Stati Uniti di non parte­cipare alla conferenza se la bozza non fosse stata radi­calmente modificata, i mi­nistri degli Esteri dell’Ue europea si sono trovati d’accordo nel proporre un nuovo testo prospettando il boicottaggio della riunio­ne se esso non fosse stato accettato nella sostanza. La mossa della commissione preparatoria è quindi desti­nata a sgombrare il campo da ostacoli che avrebbero reso assai poco significati­va la conferenza ginevrina, detta Durban II, riducen­dola a una copia di quella che otto anni or sono tra violente polemiche era sfo­ciata in condanne a senso unico non solo della politi­ca di Israele, in particolare nei territori occupati con la guerra del 1967, ma anche in una di dichiarazione che equiparava il sionismo a u­na forma di razzismo. Il nuovo testo non può cer­to garantire uno sviluppo sereno delle discussioni gi­nevrine ma almeno stabili­sce una base di partenza e­quilibrata. L’annuncio da Ginevra è stato accolto con particolare soddisfazione da Franco Frattini, che tra i ministri degli Esteri dell’Ue era stato il primo a minac­ciare l’assenza del proprio Paese da Durban II, e che lunedí a Bruxelles aveva so­stenuto in prima fila la con­tro- bozza stilata dal colle­ga olandese Maxime Verha­gen. Frattini ha constatato che è stata essenziale la de­cisione presa lunedí dall’U­nione europea di vincolare la partecipazione a Durban II a una nuova bozza di di­chiarazione finale, decisio­ne che ha mostrato un’Eu­ropa unita nell’inviare un messaggio forte alla comu­nità internazionale, e si è detto quanto mai soddi­sfatto di aver «smosso ac­que torbide». Oltre che soddisfazione, l’annuncio da Ginevra ha sicuramente provocato sol­lievo in Frattini e in altri re­sponsabili europei. Il mini­stro italiano, infatti, non a­veva nascosto il rischio che l’Europa andasse in ordine sparso se fosse stata re­spinta la bozza “olandese” fatta propria lunedí dai Ven­tisette. Tra i ministri dell’Ue non erano mancate reti­cenze. Il francese Bernard Kouchner aveva ritenuto eccessiva o comunque pre­matura la minaccia italiana di ritiro dalla preparazione della conferenza, ed era parso intenzionato a parte­cipare comunque – sia pu­re in chiave critica – alle di­scussioni di Ginevra.
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