martedì 26 settembre 2023
È una disfatta politico-strategica. La Francia è costretta a capitolare anche in Niger, cacciata non dalle orde nemiche o dai russi, ma dai nuovi padroni di Niamey. Quel che resta dell'Armée
Dimostranti antifrancesi a Niamey, capitale del Niger

Dimostranti antifrancesi a Niamey, capitale del Niger - Ansa

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Dopo settimane di pressioni e minacce crescenti da parte dei golpisti in Niger, giunti al potere il 26 luglio, Parigi cede. I 1.500 soldati francesi ancora a Niamey partiranno «entro fine anno» e cesserà totalmente la «cooperazione militare» franco-nigerina. E, sullo sfondo, la tela controversa di legami fra Parigi e l’Africa, nota come “Françafrique”, «non c’è più». In Francia la stampa parla della fine di un'epoca.

È una disfatta politico-strategica. La Francia è costretta a capitolare anche in Niger, cacciata non dalle orde nemiche ma dai nuovi padroni di Niamey, stufi di Armée e di “ramanzine”. Entro fine anno, i 1.500 soldati d’oltralpe sparsi fra Ouallam, Ayourou e la capitale nigerina avranno completato il ritiro, e dei 2.500 soldati transalpini oggi impegnati nell’operazione Barkhane non rimarrà che il contingente in Ciad, previsto in calo a un migliaio di uomini. Che senso ha mantenere in vita quella missione è un autentico mistero.

Barkhane è un fiasco delle élite politico-militari francesi, simile alla disfatta afghana degli americani, entrambe frutto di un’ignoranza colpevole del lato sociale, economico e umanitario delle crisi. Si fa presto a dire che il rigetto attuale della Francia è opera della propaganda russa. Bangui, Ouagadougou, Bamako e Niamey certificano invece la fine della Francafrique.

Leccandosi le ferite, Parigi si avvinghia a quel che resta della sua grandeur africana. Ha contingenti permanenti che resistono ancora a Gibuti (1.490 uomini), in Costa d’Avorio (900 uomini), in Senegal (400 uomini) e in Gabon (350 uomini), altro Paese golpista che tiene (?) alla partnership francese.

Millesettecento fra legionari, parà e marinai presidiano inoltre i dipartimenti d’oltremare di Mayotte e della Réunion, da cui salpano le fregate della Marine nationale alla volta dell’Oceano Indiano. Un centinaio di uomini è quel che innerva invece la task force antipirateria numero 150 e l’operazione Corymbe nel golfo di Guinea.

L’Armée, smagrita e irriconoscibile, è provata dagli oltre sessanta conflitti che l’hanno vista protagonista in Africa dagli anni 60 ad oggi. Di quelle “glorie” non rimane più nulla. A fine anno, sul "continente nero" non ci saranno che 4.750 soldati francesi, diminuiti del 75% negli ultimi 60 anni.

Parigi non conta più: non è il gendarme d’Africa, né il principale partner commerciale continentale. Anche le basi che sopravvivranno cambieranno veste, diventando poli di cooperazione regionale. Solo Gibuti rimarrà invariata, ultima vestigia dell’Armée d’Afrique e della Côte française des Somalis.

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