venerdì 13 maggio 2022
Le voci di una possibile riapertura di canali diplomatici fra i due Paesi segnalano che la Russia vede i rischi di un conflitto lungo e forse anche la Cina comincia ad avere dubbi
Guerra giorno 79, Kiev riconquista, la Nato s’allarga: adesso Mosca tratterà?
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Nel 79 giorno di guerra, l’Ucraina annuncia nuovi successi parziali delle sue forze armate contro le truppe russe, soprattutto nelle zone di Kharkiv, la seconda città del Paese, e nella provincia di Lugansk. Quest’ultimo episodio bellico, ancora da confermare nei suoi contorni precisi, sembra essere particolarmente rilevante. In primo luogo, perché sarebbe costato la vita a centinaia di soldati dell’Armata (quasi un intero battaglione) che tentavano di attraversare un ponte; in secondo luogo, perché la manovra avventata denoterebbe la pressione cui i comandanti di Mosca sono sottoposti al fine di ottenere risultati sul campo.

A tenere banco sul fronte politico e diplomatico sono invece le voci di una ripresa della trattativa fra Mosca e Kiev – formalmente mai interrotta ma di fatto bloccata da settimane – e l’avvicinarsi dell’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Il fatto che si sia aperto o si stia aprendo qualche canale efficace di comunicazione a un livello intermedio – cioè non dei leader o dei vertici dei due Paesi – non è una completa sorpresa dopo quasi tre mesi di guerra sanguinosa ed estremamente costosa per entrambe le parti. La novità potrebbe essere che sia Mosca a volere “sondare il terreno”, anche se nega la volontà di qualunque concessione e accusa sistematicamente il nemico di boicottare il tavolo per la pace.

Il Cremlino vede le difficoltà sul campo – non è credibile il ritratto di un Putin chiuso nella propria paranoica convinzione di una campagna destinata a essere vittoriosa –, valuta il possibile rafforzamento dell’esercito ucraino grazie ai massicci aiuti dell’Occidente e fa i conti con una crisi che, prolungandosi, lo rende sempre più isolato. Non c’è soltanto la Nato che si allarga e arriva, questa volta sì, ai suoi confini per altri mille e più chilometri. Vi sono pure segnali di una Cina che potrebbe non più considerare favorevolmente un lungo conflitto di logoramento che, paradossalmente, è destinato a danneggiare il proprio alleato Putin, cioè colui il quale l’ha avviato con l’invasione.

In queste ore, Mosca ha reagito con durezza all'ipotesi sempre più concreta di un ingresso nell'Alleanza atlantica di Helsinki e Stoccolma, tradizionalmente neutrali. Finlandia e Svezia non avevano in programma un’adesione a breve termine alla Nato, l’organizzazione militare difensiva che raggruppa attualmente 30 Paesi – Stati Uniti, Canada e molte nazioni europee. Tuttavia, di fronte all’aggressione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio, sono cresciuti fortemente i timori che Mosca possa diventare una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale e alla propria integrità territoriale. A promuovere e guidare il processo di adesione, che potrebbe ottenere luce verde già al vertice di Madrid a fine giugno, sono le due premier, la finlandese Sanna Marin, 36 anni, e la svedese Magdalena Andersson, 55 anni.

L’Alleanza ha lo scopo di difesa reciproca. Alla sua nascita, era principalmente finalizzata a contenere la minaccia del blocco comunista sovietico. L’articolo 5 del Patto del Nord Atlantico prevede quanto segue: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale”.

Se l’operazione voluta da Putin era volta a impedire che fosse Kiev a estendere il perimetro della Nato verso Est, un’ipotesi invero non all’ordine del giorno, ora un effetto totalmente opposto è stato raggiunto con l’allargamento a Nord. Non è pensabile che Mosca intraprenda azioni contro i due Paesi per scoraggiarli dal perseguire l’adesione. Sarà accortezza dell’Alleanza non dislocare, almeno per ora, armi e uomini più vicini al confine russo di quanto siano ora.

Le obiezioni dell’ultima ora sollevate dal presidente turco Erdogan non riguardano la crisi ucraina, ma presunti sostegni di Finlandia e Svezia alla causa curda, uno dei nervi scoperti per il governo di Ankara. Non dovrebbero quindi esservi reali ostacoli al passaggio a 32 per la Nato. Ancora una volta, un calcolo sbagliato al Cremlino.

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