mercoledì 11 giugno 2025
Il patriarca di Gerusalemme, Pizzaballa: situazione catastrofica e disumana, pagano gli ultimi, soprattutto i bambini. Alla Knesset il voto per mettere in crisi il governo Netanyahu
Bambini palestinesi in prima fila nella distribuzione del cibo al punto di raccolta di Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza

Bambini palestinesi in prima fila nella distribuzione del cibo al punto di raccolta di Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza - Ansa

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«La situazione resta disastrosa, drammatica e disumana». Le parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, alla vigilia del voto parlamentare che minaccia di mettere fine al governo Netanyahu, descrivono e denunciano il baratro dentro cui è stata spinta la popolazione civile di Gaza. In una giornata con altri 41 morti nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti umanitari, con l’esercito di Tel Aviv che stavolta conferma di avere sparato, ma contro «persone che si avvicinavano minacciosamente ai soldati». Il patriarca latino di Gerusalemme, elenca le principali emergenze. Quelle che fanno della Striscia un luogo inospitale per ogni essere vivente. «Il sistema sanitario è saltato completamente, mancano medicinali, igiene, acqua, manca il cibo da mesi e la popolazione è affamata», ha spiegato in una intervista a Rainews24. «Sono esterrefatto – ha aggiunto – , non riesco a capire il senso di tutto questo che va oltre ogni limite comprensibile». Una punizione collettiva per i crimini di Hamas. Un conflitto che «stanno pagando gli ultimi, i poveri, le donne, i bambini che, non dimentichiamolo, non sono solo affamati ma non vanno neanche più a scuola: è una situazione disumana», e che «noi religiosi gridiamo al cospetto di Dio».

In serata si rincorreranno le voci secondo cui il governo Netanyahu non è mai stato così vicino alla caduta. L'esecutivo è chiamato alla prova del voto su un disegno di legge presentato dall'opposizione per lo scioglimento del parlamento- Se approvato, potrebbe aprire la strada a elezioni anticipate. Insieme ai deputati di centro e di sinistra, anche i partiti ultra-ortodossi che sostengono la maggioranza hanno infatti minacciato di sostenere la mozione, se non si raggiungerà un compromesso sulle loro richieste di esentare i propri membri dal servizio militare. Netanyahu è infatti sotto pressione all'interno del suo partito Likud affinché arruoli più ultra-ortodossi e imponga sanzioni ai renitenti alla leva, una linea rossa per i partiti degli haredi come Shas e Utj: i due gruppi hanno dichiarato pubblicamente che voteranno per sciogliere il parlamento, ma dietro le quinte si negozia con i funzionari del governo per trovare un punto comune. Nel frattempo, in un apparente tentativo di guadagnare tempo, la coalizione di Netanyahu ha riempito l'agenda della Knesset di numerose proposte di legge per tardare il più possibile il voto. Il ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ha fatto appello alle coscienze dei parlamentari, affermando che far cadere il governo in tempo di guerra rappresenterebbe "un pericolo esistenziale per il futuro" di Israele.

La giornata era cominciata con le consuete veline. «La distribuzione degli aiuti prosegue con ordine e senza incidenti», informava una nota della fondazione israelo-americana che consegna cibo dopo che Usa e Tel Aviv hanno bloccato le Nazioni Unite. Ma un video arrivato ieri da Gaza smentisce questa ricostruzione, costringendo la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) a uscire nelle ore successive dai consueti toni trionfali: «Ghf sta testando e adattando il suo modello di distribuzione per fornire in modo sicuro la massima quantità di aiuti al maggior numero di persone». È l’implicita ammissione dell’incapacità di governare il flusso degli aiuti, adoperati come arma non convenzionale.

Il video è stato girato da un operatore americano che lo ha poi fatto avere a Standing Together, il movimento di ebrei e arabi israeliani che la settimana scorsa ha marciato contro il governo Netanyahu fino al muro di Gaza. Le immagini mostrano migliaia di persone ammassate in attesa che si aprano i cancelli del grande piazzale, fino a quando la folla riesce ad abbattere la recinzione e prende d’assalto i generi di prima necessità. Si vedono uomini, donne bambini, a centinaia senza neanche le scarpe, contendersi i pacchi, mentre c’è chi urla, piange, si dispera per agguantare qualcosa da mangiare e per sopravvivere alla calca. Nei pressi dei vari centri di distribuzione, secondo le autorità di Gaza controllate da Hamas, a fine mattinata si conteranno 41 morti, falciati da raffiche di fucile automatico. L’esercito israeliano stavolta non perde tempo con le smentite. Fonti ufficiali ammettono di avere aperto il fuoco, ma contro persone che si avvicinavano minacciosamente alle truppe non lontano dai punti di distribuzione al centro e nel Sud della Striscia. Tuttavia non sono state fornite prove della effettiva minaccia. Le Nazioni Unite hanno condannato l’ennesima strage, ribadendo che il blocco israeliano ha portato l’enclave palestinese sull’orlo della carestia. Dall’esterno non c’è modo di far giungere gli aiuti. Ci ha provato Greta Thunberg, espulsa da Israele dove sono invece rimasti, dopo aver rifiutato l’espulsione, altri attivisti della Freedom Flotilla fermati in acque internazionali dalla Marina di Tel Aviv. «Le autorità israeliane hanno trasferito due dei volontari, il brasiliano Thiago Avila e la parlamentare europea franco-palestinese Rima Hassan, in strutture carcerarie separate, lontano dalle altre, e li hanno messi in isolamento», ha denunciato l’Ong israeliana Adalah. Il ministero degli Esteri non ha fornito chiarimenti. In serata l’Ong ha riferito che Hassan era stata trasferita dall’isolamento al carcere di Givon a Ramle. Presto alle porte della Striscia potrebbe arrivare un’altra carovana. Si tratta di centinaia di attivisti filo-palestinesi del convoglio Soumoud. Partiti dalla Tunisia, stanno attraversando la Libia per raggiungere l’Egitto e poi il confine con Gaza.

Dai mediatori internazionali, intanto, arriva una sola notizia: continua il negoziato per la liberazione degli oltre 50 ostaggi israeliani (20 in vita) in cambio di un cessate il fuoco. Ma di sviluppi imminenti, non c’è ancora traccia. Anche perché Tel Aviv tiene conto di scenari più ampi. Il premier israeliano Netanyahu ha riferito all’inviato Usa, Tom Barrack, di essere interessato a negoziare con il nuovo governo siriano dell’islamista Ahmad al-Sharaa, a patto che Washington faccia da mediatore. La notizia, che non ha trovato smentite, arriva dai reporter di Axios secondo cui sono in corso colloqui diretti Siria-Israele, i primi dal 2011. E potrebbero cambiare i connotati alle relazioni nel Medio Oriente, dopo la caduta del regime ultradecennale di Bashar al-Assad sei mesi fa e l’arrivo al potere di al-Sharaa, ex leader islamista di una branca locale di al-Qaeda, a quanto pare in pessimi rapporti con l’Iran e con gli Hezbollah libanesi, nemici giurati di Israele.

Adam e altri 16 bambini in Italia

C’è anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ad accogliere nella tarda serata di mercoledì all’aeroporto milanese di Linate, Adam al-Najjar e la madre Alaa, i soli sopravvissuti di una famiglia di dodici persone al bombardamento della loro abitazione a Khan Yunis nella Striscia di Gaza. Il caso della pediatra che, all’ospedale Nasser di Khan Yunis, si è vista arrivare i corpi senza vita di nove dei suoi dieci figli e il marito, anche lui medico, in condizioni disperate ha commosso il mondo. Volti e nomi di una tragedia che ripete quella di tante altre famiglie della Striscia. Il padre è deceduto in ospedale. L’unico sopravvissuto, Adam di 11 anni, sarà curato all’ospedale Niguarda di Milano. Oltre a lui, la madre, la zia e quattro cugini sono sbarcati in Italia, con voli umanitari anche su Verona, Pisa e Pratica di Mare, altri 16 giovani pazienti degli ospedali di Gaza accompagnati da una cinquantina di familiari. L’uscita dalla Striscia è stata autorizzata da Israele in seguito all’intenso lavoro diplomatico che ha visto impegnate l’ambasciata d’Italia a Tel Aviv e il consolato a Gerusalemme, oltre ai funzionari della presidenza del Consiglio. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha reso disponibili gli assetti delle Forze Armate per organizzare i trasferimenti. Finora le evacuazioni sanitarie da Gaza hanno permesso di ricoverare in ospedali italiani 133 bambini.

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