giovedì 15 aprile 2021
Nuova carneficina dei soldati eritrei confermata da Msf e Amnesty. Onu: aiuti umanitari solo a metà della regione. Oggi il Consiglio di sicurezza Onu parla del conflitto su richiesta degli Usa
L’ospedale cattolico di Adua: primi soccorsi alle vittime civili delle truppe eritree

L’ospedale cattolico di Adua: primi soccorsi alle vittime civili delle truppe eritree - .

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Cronache di guerra totale e di violenza quotidiana. Le ultime immagini di feriti che arrivano da Adua raccontano l’orrore del Tigrai. Ancora vittime civili, nuovi crimini di guerra commessi soprattutto dalla coalizione federale composta dai soldati eritrei e dall’esercito etiope e dalle milizie Amhara mentre l’emergenza umanitaria si sta tramutando in una catastrofe.

La mattina del 12 aprile, 19 civili feriti gravi sono stati portati all’ospedale cattolico Kidane Mehret supportato ad Adua da Medici senza frontiere che ha rilanciato sui social la notizia. I pazienti hanno raccontato al personale sanitario che i soldati eritrei– tuttora presenti sul suolo tigrino nonostante il premier Abiy Ahmed ne avesse annunciato al mondo il ritiro dopo averne negato la presenza per mesi –, riconosciuti dalla parlata benché indossassero divise etiopi, hanno sparato in strada su di loro da due mezzi motorizzati (con insegne eritree) vicino alla stazione cittadina degli autobus uccidendo tre persone. Undici feriti sono stati poi trasferiti all’ospedale supportato da Msf ad Axum, sei sono in pericolo di vita. La notizia è stata confermata da testimoni ad Amnesty international.

L’ospedale cattolico di Adua: primi soccorsi alle vittime civili delle truppe eritree

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Da Pasqua il conflitto è tornato a incendiare tutta la regione settentrionale etiope, con scontri violentissimi al nord, vicino al confine eritreo e nella zona centrale tra AC digrat e Adua. Le strade sono state parzialmente chiuse per motivi di sicurezza, solo l’area attorno al capoluogo Macallè è relativamente tranquilla. Fonti religiose confermano la strage avvenuta tra Wukro e Adigrat di 21 giovani in viaggio su due bus, fermati e uccisi sul posto dalla coalizione federale che ha rapito le passeggere. Massacri sono avvenuti anche ad Adigrat, Mahbere Dego, Debre Abay, Bora Selowa, Adi Hageray e Chercher. Alla gente mancano cibo e acqua perché gli acquedotti sono stati colpiti e la corrente elettrica spesso viene staccata. I soldati di Addis Abeba e dell’Asmara continuano inoltre a uccidere sistematicamente i maschi per impedirne l’arruolamento nelle forze di difesa tigrine ( Tdf) impedendone la sepoltura.

La situazione umanitaria secondo le Nazioni Unite, a causa delle repentine chiusure delle strade dovute agli scontri, peggiora. Gli aiuti hanno raggiunto finora solo la metà circa dello stato regionale. Dei sei milioni di tigrini, almeno un milione e 300mila hanno bisogno urgente di assistenza. Solo 700mila tigrini vivono in aree accessibili, oltre 3 milioni in zone parzialmente accessibili e oltre 500mila in distretti inaccessibili. Il governo etiope sta cercando di raggiungere 300 mila persone rimaste senza assistenza dal 4 novembre, inizio del conflitto. Secondo l’agenzia Onu Ocha, nonostante denunce e condanne da parte di governi e istituzioni internazionali, è in corso una recrudescenza degli stupri etnici da parte della coalizione federale. Casi sempre più frequenti di malnutrizione tra donne e bambini vengono segnalati tra l’1,7 milioni di sfollati interni.

L’ospedale cattolico di Adua: primi soccorsi alle vittime civili delle truppe eritree

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Su Tghat, sito vicino al deposto Tplf, partito tigrino di liberazione popolare, viene riportato un bilancio di 12.750 soldati etiopi ed eritrei che sarebbero stato uccisi dai guerriglieri delle Tdf sempre più numerosi in imboscate e attacchi ad aprile. Sui social, dove la parola indipendenza è sempre più usata dai tigrini, girano video di soldati eritrei ed etiopi uccisi.

L’inviato Ue nel Corno di Africa Pekka Haavisto, al termine della visita in Tigrai, ha confermato ieri le continue violazioni dei diritti umani e non prevede una soluzione militare al conflitto.

E oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York tornerà dopo un mese ad occuparsi del conflitto iniziato lo scorso 4 novembre si richiesta di Washington.

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