giovedì 20 agosto 2009
La vittima aveva 15 anni. Nel Paese sono migliaia i giovani che vengono mandati dai genitori nelle 400 strutture, spesso illegali e gestite da ex militari, perché malati di dipendenza da Internet. E sono in netto aumento i casi di violenza.
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Una cura peggiore della malattia, quella che attende in Cina le migliaia di giovani cinesi inviati dalle famiglie in appositi centri di «disintossicazione da Internet». Il caso di Pu Liang, 14enne della provincia sud-occidentale del Sichuan, ridotto in gravi condizioni dalle percosse ricevute in una istituzione in cui i familiari lo avevano ricoverato il 4 agosto pagando 5.000 Yuan (circa 500 euro) è uscito sui giornali cinesi per l’impegno dei genitori e questo, insieme al caso di Deng Senshan, 15enne morto il 2 agosto scorso per un pestaggio in un altro centro nel Guangxi, ha portato alla superficie gli abusi di istituzioni diffuse ma non sempre nella piena legalità e i cui metodi di rieducazione sono discutibili e a volte letali.«Mio figlio è stato gravemente ferito dopo essere stato picchiato dagli assistenti e da altri studenti», ha dichiarato Pu Shiwei al quotidiano China Daily. Nel caso di Pu, che ha riportato gravi danni ai reni, il campo è stato chiuso, i ragazzi che vi erano ospitati sono stati rimandati a casa, e un assistente è stato fermato dalla polizia. Tredici operatori della “clinica” dove è morto il giovane Deng sono stati arrestati e l’istituzione, risultata illegale, è stata chiusa. «Mio figlio era diventato dipendente dai giochi online e frequentava gli Internet cafè – ha dichiarato la madre di Pu Liang –. Alla fine del trimestre ha detto che non voleva più frequentare la scuola». Il timore di un calo nel profitto scolastico è la ragione principale per la quale le famiglie decidono il ricovero dei figli. Tra i quali cresce una vera e propria dipendenza da Internet, come sottolineato nel 2007 da Gao Wenbin, sociologo dell’ Accademia delle scienze cinese, secondo il quale almeno il 15 per cento dei giovani utenti abituali ha «bisogno urgente» di aiuto a causa della dipendenza psicologica dalla Rete e da contenuti sovente pericolosi. La metà dei cinesi tra 8 e 17 anni – fascia d’età che include il 40 per cento dei 300 milioni di internauti del Paese – ha accesso attraverso la rete a materiale inadatto per la loro età. Si tratta della percentuale più alta tra i Paesi con il maggior numero di accessi a Internet. A questo si aggiunge, ancora, il rischio di contagio ideologico, che né il Grande Firewall cinese, né le numerose iniziative di filtro e censura a livello locale, sembrano riuscire ad arginare. In tutto il Paese ci sono almeno 400 “cliniche” dove i giovani ospiti vengono sottoposti ad una dura vita comunitaria, costretti a un duro regime di esercizi fisici. In alcuni casi quelli che sono veri e propri «campi di rieducazione» sono gestiti da militari o da ex-militari, coadiuvati da personale privo di qualificazione professionale. Il controllo è carente, aggravato dal fatto che sovente queste istituzioni non sono registrate presso il ministero della Sanità, come previsto dalla legge.
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