domenica 3 marzo 2024
Il Parlamento francese ha introdotto l’aborto nella Costituzione. Scelta ideologica, non necessaria a consentire le interruzioni di gravidanza, che sono state, in Francia, nel 2022, oltre 234.000
Il maxischermo posto vicino alla Tour Eiffel per seguire la votazione al Parlamento francese

Il maxischermo posto vicino alla Tour Eiffel per seguire la votazione al Parlamento francese - ANSA

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I 925 parlamentari francesi, deputati e senatori, riuniti oggi in Congresso nella reggia di Versailles hanno approvato l'inserimento del diritto all'aborto nella Costituzione. La Francia è il primo Paese che decide di inserire l'interruzione volontaria di gravidanza nella propria Carta fondamentale. Sono stati 780 i voti a favore.

Il testo, discusso e definito dopo lunghi dibattiti, dice così: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza».

Viene così modificato l’articolo 34 della Costituzione, che elenca le materie soggette a riserva di legge: vi campeggiano i diritti civili e le garanzie fondamentali accordate ai cittadini per l’esercizio delle libertà pubbliche; i mezzi d’informazione (libertà, pluralismo, indipendenza); i doveri civici, gli istituti di diritto privato fondamentale, la legislazione penale, le imposte, il regime elettorale, l’economia, la difesa, l’istruzione, il lavoro, e il resto che compone il grande orizzonte strutturale di uno Stato moderno che tiene separati i poteri sovrani.

Così la Costituzione detta legge alle leggi. Per questo, l’aborto messo lì vuol dire una sorta di trasloco dalla sede ordinaria a una sede privilegiata, quasi un salto di rango. Il testo non dice “diritto di aborto”, parla di esercizio libertà garantita; espressione che mescola facoltà e pretesa, libertà di fare e diritto di esigere, quasi prenotando prestazioni d’altri non evocati. A che serva in concreto non è chiaro, in una Francia dove l’aborto ha numeri di massa, oltre 234mila nel 2022. La scelta è chiaramente ideologica.

La Costituzione, infatti, non è una legge come le altre, è una bandiera. Contiene una sorta di fede proclamata in valori che presidiano la convivenza sociale, strutturano il villaggio umano, armonizzano libertà e autorità, mostrano i traguardi ideali di una comunità. Analizziamo dunque la nuova deriva libertaria nella patria dei Lumi, quella che scrisse “liberté” sulle bandiere della sua Rivoluzione; quella che ne donò il simbolo statuario al Nuovo Mondo. La Dichiarazione del 1789 la definì così: «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri». Come non sentirvi l’eco della sapienza romana, quel “non far male agli altri”, quel “dare a ciascuno al suo” che è il succo della giustizia tramandato alla civiltà del mondo? Il male non è libertà, non è libertà la morte.

L’aborto fa il male d’un altro essere umano, gli toglie ciò che è suo, la vita, è una ingiustizia inflitta alla radice dell’esistenza. L’ideologia abortiva è un lume spento a cancellare nel buio il volto del figlio ucciso. Fino a negarne la consistenza umana; fino a farne un intruso, un ingombro da cui il corpo asservito si libera. Questa percezione pervertita (Thompson e seguaci) non tocca più neppure i sentieri del diritto, ma quelli del potere sul corpo proprio e sulla percezione indotta del “corpo estraneo” dentro di sé.

Ripenso, allora, alla maternità raffigurata negli infiniti dipinti, nelle statue di cera o nei bronzi di volti affiancati, nelle liriche commosse dei poeti. Rinasce allora, in cuore, il lume del miracolo della vita, la sua origine dentro l’abbraccio dei corpi, uomo e donna in liturgia di dono, e la venerazione primaria di questa vita donata e fattasi “altra” da chi l’ha generata. E si comprende perché, nella gerarchia delle norme che l’uomo ha trascritto, copiando dal vero la natura (il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me) esistono alcune somme grundnormen diverse dalle altre, e suprema fra tutte quella della vita.

Se c’è qualcosa che grida, dentro l’emendamento odierno alla Costituzione francese, è il silenzio sulla libertà di mettere al mondo il proprio figlio, contando sulla solidarietà sociale della comunità che si accresce di un proprio membro, di un proprio figlio. Singolare lacuna di una norma che finisce per gestire un fallimento, anziché prevenirlo e scongiurarlo; incapace di provvidenze salvavita e dedita a spicci funerali di vite uccise, mascherati da sgombero di superflui rifiuti.

Una dissacrazione che fa impallidire, regnante Macron, la laicizzazione forzata della Terza Repubblica di Jules Ferry e di Gambetta. Non per nulla a difendere la vita sono rimasti i vescovi di Francia. Per ragioni di Ragione prima che di Fede. E fuor di politica, perché la vita dei figli del grembo ha per solo partito l’amore alla vita. La Chiesa, come è detto nel Concilio, non è legata ad alcun sistema politico, ma è «il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana».

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