mercoledì 26 maggio 2010
Il Nord chiude ogni rapporti con il Sud: «Siamo pronti ad attaccare le loro navi». Nemmeno la missione in Cina del segretario di Stato Usa Hillary Clinton spegne la tensione tra i due vicini dopo l'affondamento della corvetta sudcoreana dello scorso 26 marzo.
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La sequela dei “botta e risposta” ha impresso ieri alla crisi tra le due Coree un’inquietante accelerazione. Chi sperava che la missione a Pechino del segretario di Stato americano Hillary Clinton – e il clima di distensione instaurato con la Cina – potesse portare a un abbassamento repentino dei toni è rimasto deluso. Dopo l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan lo scorso 26 marzo – i morti furono 46 – e dopo il documento che accusa senza mezze parole Pyongyang di essere responsabile della strage, è stato un crescendo di tensioni. Due giorni fa il presidente sudcoreano Lee Myung-bak, in un discorso alla nazione dal War Memorial of Korea il memoriale di Seul dedicato ai caduti della guerra di Corea (1950-1953), ha annunciato di voler chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu altre sanzioni contro il Nord. Al tempo stesso il Pentagono ha rese pubbliche le manovre navali congiunte anti-sottomarini con Seul. La Corea del Sud ha poi sospeso tutti i programmi di scambio con il Nord.Ieri la risposta di Pyongyang non si è fatta attendere. La Corea del Nord ha annunciato che taglierà tutti i rapporti con Seul, incluse le reti di comunicazione. In una nota dell’agenzia ufficiale, Pyongyang ha fatto sapere che tutto il personale sudcoreano impiegato nella regione industriale di Kaesong (circa 2mila persone) sarà espulso così come verranno bandite la navi e gli aerei di Seul dalle acque e dai cieli territoriali. Abrogato inoltre l’accordo di non aggressione. Mentre i colloqui con il Sud non verranno ripresi fino a quando non terminerà il mandato del presidente Lee Myung-bak nel 2013. Le relazioni tra le due Coree d’ora in poi – ha spiegato Pyongyang – verranno gestite dalla legge marziale. Sempre ieri l’esercito di Pyongyang aveva accusato la Marina sudcoreana di aver sconfinato nelle sue acque territoriali minacciando azioni militari di ritorsione. «Si tratta di una provocazione deliberata per scatenare un altro conflitto militare nel Mare occidentale della Corea (il mar Giallo) e spingere così a una fase di guerra». Se le intrusioni dovessero continuare, il Nord «metterà in atto misure militari concrete per difendere le sue acque, come ha già chiarito, e la (Corea) del Sud sarà ritenuta pienamente responsabile delle relative conseguenze».A Seul, un portavoce del ministero della Difesa ha smentito che le navi abbiano attraversato il controverso confine nel mar Giallo a ovest della penisola coreana, la cosiddetta Northern Limit Line. Ma secondo un gruppo di transfughi nordcoreani in Corea del Sud, North Korea Intellectuals Solidarity (Nkis), lo stato d’allerta delle truppe nordcoreane è stato dichiarato giovedì, il giorno in cui un’inchiesta internazionale ha reso pubbliche le sue conclusioni e puntato l’indice su Pyongyang nell’affondamento della corvetta Cheonan. Secondo Nkis, Kim ha emanato «l’ordine di stare in allerta» attraverso il vicepresidente della Commissione Nazionale della Difesa nord-coreana, Oh Kuk-ryul. «L’America e la Corea del Sud cercano la vendetta nei coinvolgerci nell’incidente del Cheonan», ma collegare l’affondamento del mezzo navale al regime comunista è «una calunnia» di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud per «isolare e asfissiare» il Paese comunista. Cosa succederà adesso? Gli analisti concordano: toccherà a Usa e Cina – la prima schierata con Seul, la seconda da sempre sostenitrice di Pyongyang – disinnescare la miccia.
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