Il ricordo delle vittime e degli "scomparsi" in plaza de Bolivar a Bogotà - Ansa

Il buio oltre la guerra e la pace che è decollata, ma vola ancora a bassa quota e per questo viene bersagliata con facilità da chi vuole che la Colombia ripiombi nel buio della guerra civile tra le Farc, le Eln e l'esercito. La Colombia dei guerriglieri trasformati in narcotrafficanti, in sequestratori. Gli ideali dimenticati nel nome dei poteri più forti, quelli del denaro. I numeri sono terrificanti, purtroppo simili a quelli dell'ano prima e dell'anno ancora precedente quando la pandemia rendeva facili bersagli le persone che lottano perché il silenzio non resti tale. Il numero è come una pallottola precisa, devastante e che colpisce al cuore: almeno 188 difensori dei diritti umani e leader sociali sono stati assassinati tra il primo gennaio e il 28 dicembre di quest'anno in Colombia, secondo l'Istituto per lo sviluppo e gli studi sulla pace (Indepaz), una Ong che da tre decenni monitora i conflitti locali.

Rispetto al 2022, quest'anno si è registrata una morte in più di un leader sociale, anche se Indepaz ha sottolineato che «le prospettive sono preoccupanti» per «coloro che difendono gli interessi comunitari e i diritti umani». In particolare, è stato evidenziato il rischio maggiore per coloro che risiedono in quattro dipartimenti del sud-ovest e del sud del Paese, dove nel 2023 sono stati commessi più della metà di questi crimini. Tumaco, cittadina costiera nel sud-ovest del Paese, è stato il comune più pericoloso con sette casi, seguito da Tame (centro-est) con sei.

I dati fanno parte del rapporto annuale diffuso da Indepaz, che comprende anche cifre sulla violenza scatenata dai gruppi armati illegali contro le comunità indigene, i contadini, gli agricoltori e la società civile.