sabato 9 ottobre 2021
Pechino incalza l'isola "ribelle" nell’anniversario della rivoluzione guidata da Sun Yat-sen. La risposta di Taipei: «No, il futuro lo decidono gli abitanti»
Xi Jinping

Xi Jinping - Reuters

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Una minaccia dura e diretta, quella del presidente cinese Xi Jinping, che ha confermato la volontà di realizzare a ogni costo la riunificazione della «provincia ribelle» di Taiwan lanciando anche un monito riguardo a ingerenze straniere: «Chi dimentica il passato, tradisce la madrepatria e cerca di dividere il Paese non farà una bella fine. Saranno presi dal popolo e condannati dalla storia».

Occasione per questo intervento è stato il discorso per la commemorazione dei 110 anni della rivoluzione guidata da Sun Yat-sen che portò alla fine dell’impero e alla nascita della Repubblica di Cina. «La questione di Taiwan sarà risolta e il rinnovamento nazionale diventerà una realtà», ha confermato Xi nel suo intervento alla Grande Sala del Popolo, su piazza Tienanmen, in cui ha tenuto banco anche il tema del rinnovamento nazionale, centrale a partire dal 2012 e che finora ha visto risultati controversi. È tuttavia evidente che molto dell’evoluzione nella politica esterna, comunque sia considerata o espressa da Pechino, inclusa la questione taiwanese, la partita nel Mar cinese meridionale o in quello orientale, dipende dalla situazione interna o dal suo controllo da parte del partito egemone.

Se l’unità della Cina è un obiettivo storicamente condivisibile, esso non può avvenire ignorando le reciproche evoluzioni e aspirazioni, ma l’esperienza di Hong Kong mostra che, in difficoltà sul piano sociale ed economico, criticata all’estero non ultimo per il suo ruolo nella pandemia, Pechino va rinunciando nei fatti alla politica di «un Paese, due sistemi».

Il riferimento di Xi a «mezzi pacifici» con cui concretizzare la riunificazione è sembrata anacronistica vista la crescente sproporzione di mezzi militari, con una pressione sempre più forte sul sistema di difesa taiwanese. Per parte loro, a Taipei hanno da tempo chiarito – e ieri confermato per voce della presidente Tsai Ing-wen – che la riunificazione è subordinata a «uno sviluppo sano delle relazioni nello Stretto» sulla base di principi di pace, reciprocità, democrazia e dialogo. «Il futuro di Taiwan resta nelle mani del suo popolo», è la risposta. E le minacce saranno affrontate da Taiwan con un riarmo e con ogni strumento concesso dalle alleanze con gli Stati Uniti e con i partner regionali.

Le informazioni che sono state pubblicate dal Wall Street Journal sulla presenza di consiglieri militari americani sull’isola indicano che per Washington Taiwan continua a mantenere un ruolo strategico.

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