martedì 29 ottobre 2019
Non si ferma la protesta sociale nonostante il rimpasto di governo annunciato dal presidente Sebastián Piñera
Nuovi scontri a Santiago del Cile: le proteste sono scoppiate lo scorso 18 ottobre (Ansa)

Nuovi scontri a Santiago del Cile: le proteste sono scoppiate lo scorso 18 ottobre (Ansa)

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Nuovi violenti incidenti con incendi in edifici e saccheggi in locali commerciali sono avvenuti nella notte a Santiago del Cile nel quadro della protesta sociale che scuote il Paese dal 18 ottobre scorso. Decine di migliaia di persone sono intervenute per un corteo che da Piazza Italia si è diretto verso la Moneda. Un gruppo di manifestanti ha appiccato il fuoco alla stazione Baquedano della metro, denunciando che la polizia che si trova al suo interno ha creato un “centro di tortura”. I responsabili dell'assalto si sono quindi spostati verso Santa Rosa, dove hanno provocato un incendio in un centro medico e hanno saccheggiato locali di McDonald's e di Fashion Park.

Non lontano da quella zona, un altro gruppo ha assaltato un supermercato vicino alla Moneda, residenza ufficiale del presidente della Repubblica. Quest'ultima è circondata da barriere metalliche e un forte contingente di polizia. Nel cielo una densa cortina di fumo impedisce la visibilità della città. Un grande incendio si è infatti sviluppato in un centro commerciale che ospita un hotel e diversi negozi e studi medici in un angolo centrale di Santiago.

Diverse compagnie antincendio di Santiago hanno risposto all'appello a spegnere il rogo scoppiato all'angolo tra le vie Santa Rosa e Alameda, a pochi isolati dal palazzo presidenziale, al quale stavano cercando di avvicinarsi alcune migliaia di manifestanti.
Sabato, dopo che un milione di persone aveva pacificamente manifestato in piazza, il presidente Sebastián Piñera aveva deciso di revocare il coprifuoco e lo stato d'emergenza decisi una settimana prima. E aveva annunciato un prossimo rimpasto, per formare un nuovo governo in grado di rispondere alle richieste di maggiore equità sociale. "Tutti abbiamo capito il messaggio. Tutti siamo cambiati", aveva detto Piñera, che in un primo tempo aveva reagito con estrema durezza alla protesta, la cui scintilla era stata l'aumento del biglietto della metro.

Ma se la protesta ha registrato episodi di violenza con incendi e saccheggi, ci sono stati abusi e violenze anche da parte delle forze dell'ordine che hanno riacceso tragiche memorie della dittatura di Augusto Pinochet. E i cileni si aspettano di sapere la verità sulle 18 vittime della protesta. Il rimpasto, il terzo e il più ampio da quando Piñera è diventato presidente nel marzo 2018, coinvolge persone a lui vicine come il ministro dell'Interno Chadwick, suo cugino. Al suo posto va il segretario della presidenza Gonzalo Blumel.

Nuovo segretario alla presidenza sarà Felipe Ward, che lascia il suo ministero dei Beni nazionali a Julio Isamit. La portavoce Cecilia Perez viene retrocessa allo Sport. Come nuova portavoce del governo viene scelta Karla Rubilar, governatrice della regione di Santiago, che in questi giorni è stata una dei volti delle autorità per gestire la crisi. Cambia anche l'intera squadra economica. Il titolare delle Finanze Larrain lascia il posto a Ignacio Briones, mentre il Lavoro viene affidato a Maria José Zaldivar, finora sottosegretario di questo dicastero. All'Economia s'insedia il sottosegretario ai Lavori Pubblici, Lucas Palacios.

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