martedì 16 gennaio 2024
Nessuna persecuzione riesce però a spegnere la comunità cristiana ovunque sia costretta a fuggire e inseguita perfino attraverso Internet. I dati del rapporto di Open Doors
Il Colosseo illuminato di rosso per ricordare i tanti cristiani perseguitati nel mondo. Era il 24 febbraio 2018

Il Colosseo illuminato di rosso per ricordare i tanti cristiani perseguitati nel mondo. Era il 24 febbraio 2018 - Archivio

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La chiamano «chiesa profuga», è non è detto che sia sempre una cattiva notizia. Perché è come riconoscere che nessuna persecuzione riesce a spegnere la comunità cristiana ovunque sia costretta a fuggire, inseguita perfino attraverso il Web. Il rapporto di “Open Doors” riporta dati sconfortanti, con le persecuzioni che non si attenuano e che addirittura crescono in Paesi che governi come quello italiano considerano come soci in affari. La Libia, ad esempio.

Nell’anno in cui si è fatto più forte il sostegno politico ed economico di Roma, Tripoli sale sul nero podio delle persecuzioni: al terzo posto dopo Corea del Nord e Somalia.

Non era mai accaduto prima. Perché guerre e iniquità generano profughi. E lungo la rotta delle vite in cerca di sopravvivenza, i cristiani sono i più esposti a nuove persecuzioni lungo il cammino, sotto la minaccia delle spade dell’islam estremista. L’8 gennaio scorso rivolgendosi al corpo diplomatico Papa Francesco aveva ribadito il suo timore anche per il modo con cui i governi dei “Paesi avanzati”, specialmente di quelli che amano definirsi «cristiani», stringono patti sorvolando sulle violazioni dei diritti umani.

«Preoccupa la crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni». E aggiungeva: «Nel complesso sono oltre 360 milioni i cristiani nel mondo che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, e sono sempre di più quelli costretti a fuggire dalle proprie terre d’origine».

Il rapporto di Open Doors conferma parola per parola. E di conseguenza il fenomeno della «Chiesa profuga» cresce anche quest’anno, «cosa che non sorprende visto l’aumento di profughi e rifugiati registrato a livello internazionale», si legge nel dossier. Per le Nazioni Unite il numero di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani è salito al livello record di 110 milioni, e tra loro ci sono milioni di cristiani.

Ma c’è una nuova arma per il controllo e la vessazione dei credenti. I ricercatori la chiamano «persecuzione digitale». E riguarda anche i profughi, che quando si spostano lasciano traccia dei loro movimenti e anche delle occasioni in cui tornare a riunirsi per pregare.

La Cina sta facendo scuola, esportando anche software per «monitorare ciò che circola in Internet e nel censurare o rimuovere i contenuti». Il passo successivo è quello di arrivare direttamente a chi quei contenuti se li scambia. Facendo della Chiesa anche una «profuga digitale».



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