mercoledì 30 aprile 2014
Si è schierata all'aeroporto di Bangui, sostituendo la forza francese. La capitale è nelle mani delle milizie Seleka, in fuga verso il nord migliaia di musulmani.
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La missione militare dell'Unione europea nella Repubblica Centrafricana (Eufor-Rca), attraversata da gravi violenze, da mercoledì è "operativa" e un primo contingente si è schierato all'aeroporto M'Poko della capitale Bangui per garantirne la sicurezza: lo si apprende da fonti Ue a Bruxelles. L'Eufor-Rca sostituisce la forza francese Sangaris, che finora aveva il controllo dello scalo, dove ha trovato rifugio un gran numero di sfollati fuggiti alle violenze. La missione crescerà numericamente fino a raggiungere il limite programmato di 800 uomini entro giugno. La Francia, come ex potenza coloniale, avrà un peso preponderante nell'Eufor-Rca, alla quale parteciperanno, oltre a Paesi Ue come Italia, Spagna e Finlandia, anche la Georgia. L'Italia intende partecipare alla missione Ue in Centrafrica con 50 militari, ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ricordando che la decisione deve essere vagliata dal Parlamento.Nel paese è presente anche la forza africana Misca. Sono stati proprio i militari africani a scortare verso il nord circa 1.300 musulmani che si nascondevano nelle periferie di Bangui, spesso attaccate dalle milizie Seleka a maggioranza cristiana. Diciotto camion carichi di gente e di poche cose - panche, scatole, moto e anche frigoriferi - sono partiti domenica dopo un'attesa di una settimana. L'esodo è stato ritardato dal timore di attacchi soprattutto nelle zone centrali del Paese dove le città di Sibut e Dekoa sono considerate aree particolarmente "calde". I 1.300 musulmani che sono fuggiti oggi avevano già da tempo abbandonato le loro case ma non erano riusciti a lasciare Bangui.Di fatto le milizie Seleka ora hanno il controllo della città e hanno dichiarato l'intenzione di distruggere la moschea e il minareto. La Repubblica Centrafricana rischia dunque di spezzarsi in due, con un sud cristiano e un nord musulmano. Il Paese non è riuscito ad uscire in altro modo dalla guerra scatenata dai ribelli musulmani Seleka: una volta preso il potere nel marzo 2013, si erano abbandonati a violenze e saccheggi senza fine.
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