giovedì 17 aprile 2014
Tre morti e 13 feriti tra i filorussi. A Kramatorsk i militari di Kiev avrebbero deposto le armi. La Nato rafforza le difese aeree, navali e terrestri.
Frana rovinosa di Giorgio Ferrari
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Tensione altissima in Ucraina, alla vigilia di cruciali colloqui a quattro di oggi, a Gine­vra. Nel giorno in cui anche il presidente rus­so, Vladimir Putin, ha avvertito che il Paese è sul­l’orlo della guerra civile, le forze ucraine e quelle fi­lorusse hanno mostrato i muscoli in un quadro di grande incertezza. Alla luce della crisi, la Nato ha annunciato che rafforzerà «nel giro di alcuni gior­ni » le difese aeree, navali e terrestri nell’Europa o­rientale. «Abbiamo preso nuove misure per ri­spondere alla crisi ucraina», ha sottolineato il se­gretario generale della Nato Anders Fogh Rasmus­sen dopo il Consiglio transatlantico. Nell’est dell’Ucraina i militari di Kiev sarebbero en­trati a Kramatorsk, teatro martedì di sanguinosi scontri con quattro vittime tra i separatisti, ma so­no stati bloccate dai civili. Alcuni miliziani filorus­si sono entrati ieri mattina a Sloviansk a bordo di sei veicoli blindati ucraini, con la bandiera russa che sventolava sul primo mezzo della colonna. Se­condo i media russi, a bordo c’erano anche milita­ri ucraini che avevano deciso di cambiare casacca e allearsi con i separatisti. Il ministero ucraino del­la Difesa ha ammesso che sei suoi blindati sono ca­duti nelle mani di «gruppi russi di sabotatori-ter­roristi » a Kramatorsk, dopo essere stati fermati da­gli abitanti locali, e che i mezzi si trovano ora nella vicina Sloviansk.  Stando ad altre fonti, i militari di una colonna u­craina bloccata da manifestanti filorussi a Krama­torsk hanno deposto le armi prima di fare marcia indietro. Scene analoghe a Sloviansk, dove 300 sol­dati si sarebbero «arresi», secondo i separatisti. «Bra­vi, bravi», avrebbe gridato la folla. Intanto due militari ucraini, un ufficiale e un sol­dato, sono stati presi in ostag­gio dai separatisti a Krasny Luch, nella regione o­rientale di Lugansk. È stata invece smentita la proclamazione della «Repubblica popolare di Odessa» nell’omonima regione dell’Ucraina sud-occidentale, sul model­lo della Repubblica di Donetsk proclamata dieci giorni fa. «Noi non siamo sostenitori di una sepa­razione dall’Ucraina – ha tagliato corto un porta­voce dei filorussi, Artyom Davidchenko –. Ci bat­tiamo invece per una federalizzazione interna al Paese». Da Donetsk, invece, il partito delle Regio­ni (filorusso) del deposto presidente Viktor Ja­nukovich ha lanciato un appello perché Kiev ces­si l’operazione antiterrorismo nell’Est e conceda l’amnistia ai separatisti, chiedendo però a questi ul­timi di abbandonare gli edifici amministrativi oc­cupati e di deporre le armi.Con la situazione sul terreno sempre più critica, le autorità di Kiev hanno inviato il ministro della Di­fesa, Mykhailo Koval, nelle regioni in fibrillazione del sud-est e sono tornate ad attaccare la Russia, che a loro dire innalza un «nuovo muro di Berlino». Og­gi, intanto, nella consueta maratona radio-tv a reti unificate, Vladimir Putin sarà «intervistato» sui te­mi principali in agenda, primo tra tutti la crisi in U­craina; e quest’anno per la prima volta saranno con­nessi pure gli abitanti della Crimea, la penisola u­craina annessa alla Russia il mese scorso. Secondo un portavoce del controspionaggio u­craino, Vitalyi Naida, le rivolte separatiste sono di­rette dagli stessi agenti segreti russi che il mese scorso guidarono l’occupazione della Crimea. Stando ancora a Naida, Mosca punta al raggiungimento di 100-200 morti negli scontri tra forze armate ucrai­ne e filorussi nell’Est in modo da giustificare un at­tacco armato. Il capo degli 007 di Kiev, Valentin Na­livaicenko, ha affermato che le forze di sicurezza ucraine hanno arrestato 23 ufficiali dei servizi se­greti militari russi in territorio ucraino. Mentre la situazione sul terreno si complica, le spe­ranze sono riposte nei colloqui a quattro di oggi a Ginevra. Mosca ha detto che «per ora» i colloqui ri­mangono in piedi, ma bisognerà capire quanto sarà disposta ad ammorbidire le sue posizioni.
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