venerdì 17 novembre 2023
Dalla Cisgiordania una decisione in solidarietà con i palestinesi di Gaza. Sarà normalmente osservato il calendario delle celebrazioni liturgiche
Gli operai rimuovono i tradizionali addobbi dopo la decisione del Comune di Betlemme di rinunciare alle decorazioni natalizie

Gli operai rimuovono i tradizionali addobbi dopo la decisione del Comune di Betlemme di rinunciare alle decorazioni natalizie

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I primi elettricisti sono arrivati in mattinata nel centro di Betlemme. Nei giorni scorsi avevano avviato la consueta installazione delle luminarie natalizie nella città dove Gesù è nato. Anche nel resto della Cisgiordania intorno agli edifici di culto cristiani molti si preparavano per gli addobbi, pur tra mille dubbi in un Paese tornato in guerra.

Il sindaco di Betlemme, il professor Hanania, aveva convocato un incontro per discutere le disposizioni del periodo natalizio e così è stato deciso di limitare le attività extrareligiose in solidarietà con le vittime di Gaza. Una decisione che non mancherà di suscitare polemiche, poiché nelle dichiarazioni pubbliche non viene fatta menzione dei civili uccisi da Hamas in Israele.

All’incontro di Betlemme hanno preso parte anche sindaci di città palestinesi vicine oltre a chierici, responsabili dell’ordine pubblico, rappresentanti del gruppo di scout ortodossi siriani e diversi esponenti politici locali. Un portavoce dell’amministrazione, contattato dai media, ha spiegato che la decisione è stata presa «a motivo della situazione generale in Palestina; le persone non sono davvero interessate a nessuna celebrazione – ha aggiunto –, sono tristi, arrabbiate e turbate». E questo perché «la nostra gente a Gaza viene massacrata e uccisa a sangue freddo».

Anche a Ramallah, capitale de facto della Cisgiordania, ha preso la stessa decisione che potrebbe essere estesa i Territori palestinesi.

Le celebrazioni liturgiche seguiranno il calendario, ma senza alberi di Natale e né luci colorate nei luoghi all’aperto. Secondo stime del 2022, nelle tre città del governatorato di Betlemme i cristiani sono circa 33mila, circa uno ogni cinque residenti. A causa del conflitto non arrivano più pellegrini e le prospettive per una ripresa economica sono molto lontane.

In una nota in arabo dei patriarchi delle chiese cristiane viene rinnovata la costernazione per questi giorni di guerra e le ricadute sulla popolazione e il processo di convivenza. «Persone innocenti hanno perso la vita e più del doppio - si legge nel messaggio congiunto - sono rimaste gravemente ferite».

Ci sono «persone sono in lutto per la perdita dei loro cari e altre preoccupate per il destino dei propri congiunti è sconosciuto», scrivono i patriarchi. Inoltre «nella nostra regione molte persone hanno perso il lavoro e soffrono di gravi sfide economiche». E nonostante «i nostri ripetuti appelli al cessate il fuoco e alla riduzione della violenza, la guerra continua».

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