giovedì 30 dicembre 2010
L'avvocatura generale di Stato brasiliana ha presentato al presidente un parere contrario alla concessione a Cesare Battisti dell'estradizione in Italia. Lula ha sempre detto che rispetterà il parere dell'avvocatura. Si va verso il no all'estradizione, dunque, e alla conseguente concessione dello status di rifugiato politico. Il governo italiano: decisione inaccettabile.
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L'avvocatura generale di Stato brasiliana ha presentato al presidente Luis Inacio Lula da Silva un parere contrario alla concessione a Cesare Battisti dell'estradizione in Italia. Il parere è contenuto in un dossier di 70 pagine. Il presidente Lula ha sempre detto che rispetterà il parere dell'avvocatura. Si va verso il no all'estradizione, dunque, e alla conseguente concessione dello status di rifugiato politico. La reazione del governo appare dura. "Il governo italiano - si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi - si è attivato con determinazione e chiarezza durante l'ultimo anno e mezzo, con il consenso unanime di tutte le forze politiche, per ottenere l'estradizione in Italia di Cesare Battisti, il pluriomicida condannato in via definitiva attualmente detenuto in Brasile. Proprio nelle ultime ore il Governo ha continuato a insistere nella richiesta di estradizione, peraltro accolta dal Supremo Tribunale Federale del Brasile e rimessa per l'attuazione al Presidente Lula, e si riserva di esprimere le proprie valutazioni dopo l'annuncio ufficiale della decisione. Tuttavia, in questo momento delicato alcune informazioni fanno ritenere che nella possibile motivazione della decisione del Presidente Lula vi possa essere il riferimento all'articolo 3 comma F del Trattato di estradizione, e quindi al presunto aggravamento della situazione personale di Battisti. In questo caso, il Governo italiano fin d'ora - prosegue la nota - intende dichiarare che considera incomprensibile e inaccettabile nel modo più assoluto siffatto riferimento e la relativa decisione. Il Presidente Lula dovrebbe allora spiegare tale scelta non solo al Governo, ma agli italiani tutti e in particolare alle famiglie delle vittime e a un uomo ridotto su una sedia a rotelle".Dopo che il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha preannunciato che il no all'estradizione avrà conseguenze, anche il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha detto che "un gesto di ostilità simile" avrà "effetti concreti" nelle relazioni tra i due Stati. E il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica - secondo cui Battisti è "un volgarissimo assassino comune, macchiatosi di omicidi plurimi"- ha confermato che l'Italia potrebbe ricorrere al Tribunale Supremo contro la decisione presidenziale. "Il posto di Battisti è il carcere. Chi tutela assassini ne diventa complice", ha ribadito senza mezzi termini il presidente del senatore Pdl, Maurizio Gasparri. Ma anche il Pd ha rivolto un appello a Lula, "uomo di sinistra", perché conceda l'estradizione al "terrorista" Battisti, condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi compiuti negli anni di piombo.«Il Governo italiano si riserva, sulla base della decisione del Presidente brasiliano Lula, di considerare tutte le misure necessarie per ottenere il rispetto del trattato bilaterale di estradizione, in conformità con il diritto brasiliano». È quanto precisa il ministro degli Esteri Franco Frattini in una nota della Farnesina in relazione al caso Battisti. Negli ultimi due anni il ministro degli Esteri Frattini "ha direttamente e personalmente sollevato a ogni possibile occasione di incontro con le autorità brasiliane il caso Battisti, rappresentando la forte aspettativa del governo italiano affinché quest'ultimo possa essere estradato in Italia". È quanto sottolinea, in una nota, la Farnesina ricordando i "numerosi e costanti passi" che "sono stati svolti - su istruzioni del Ministro Frattini in raccordo con la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Repubblica - presso le più alte cariche istituzionali brasiliane anche dall'ambasciatore italiano a Brasilia". Anche "in ottemperanza anche alla sentenza del Tribunale Supremo brasiliano del novembre 2009, che ha negato l'esistenza dei presupposti per la  concessione dello status di rifugiato a Cesare Battisti". Lula dal canto suo ostenta sicurezza: non temo rappresaglie dell'Italia, ha detto in sostanza. Il presidente brasiliano ha reagito quasi infastidito a una domanda dei giornalisti sulla questione: "Non esiste una rappresaglia dell'Italia. Il Brasile è sovrano. Chi farà una rappresaglia? Abbiamo già raggiunto la maggior età, ognuno fa quello che vuole. Il Brasile prende la decisione che desidera". E adesso non resta che attendere. Qualora Lula dovesse confermare le indiscrezioni, gli avvocati dell'ex esponente dei Pac potrebbero chiedere subito la scarcerazione e a decidere sarà proprio  proprio il Tribunale Supremo Federale che, nel novembre del 2009, espresse parere favorevole alla richiesta di estradizione di Battisti. Il presidente della Corte, Cezar Peluso, dovrà aspettare fino a febbraio per una sessione plenaria in cui analizzare il da farsi. La Corte ha limitato il campo d'azione del presidente, specificando che il governo deve  utilizzare l'argomento che in Italia c'è "un fondato timore di persecuzione politica" per Battisti. E se i giudici del Tribunale Supremo valuteranno che il presidente è uscito dal seminato, potrebbero annullare l'atto dell'esecutivo: sarebbe questo il timore dell'Avvocatura Generale, secondo quanto scrive la 'Folha do Brasil' e anche la ragione del ritardato annuncio.
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