lunedì 3 maggio 2010
È un giorno di lutto nei quartieri cristiani di Mosul e in tutte le chiese dell'Iraq all'indomani dell'attentato terroristico che ha ucciso quattro studenti caldei della città nel nord del Paese. Il governatore della provincia di Mosul Athith Nagifi ha offerto le condoglianze all'intera comunità cristiana locale.
Perché si accetta la pulizia «confessionale»? di Andrea Lavazza
Intervista con l'arcivescovo di Mosul
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È un giorno di lutto nei quartieri cristiani di Mosul e in tutte le chiese dell'Iraq all'indomani dell'attentato terroristico che ha ucciso quattro studenti caldei della città nel nord del Paese. Il governatore della provincia di Mosul Athith Nagifi ha offerto le condoglianze all'intera comunità cristiana locale ed espresso la «dura condanna» per l'attentato dinamitardo che ieri ha colpito un convoglio di studenti universitari a nord della città. Secondo gli ultimi bilanci, oltre ai quattro studenti uccisi, 171 sono in tutto i feriti, tra i quali figurano numerosi passanti. Il convoglio, colpito da un ordigno e un'autobomba posti sul ciglio della strada, era formato da due pullman di studenti diretti all'università di Mosul. Provenienti dal vicino villaggio di Qaraqosh, i due automezzi erano scortati da due auto in testa e da un'altra in coda.  L'arcivescovo caldeo di Mosul, monsignor Emil Shimun Nona, ha denunciato «l'ennesimo attacco contro i cristiani» iracheni. Già nel febbraio scorso una dozzina di cristiani erano stati uccisi in diversi episodi di violenza scatenando le ire dei prelati caldei, ma suscitando scarse reazioni di solidarietà da parte dei politici iracheni, impegnati allora nelle ultime settimane di campagna elettorale in vista delle elezioni legislative del 7 marzo scorso. «La violenza continua senza tregua», ha aggiunto Nona, secondo cui «il vuoto di potere che si è creato dopo il voto, l'assenza di un nuovo governo e le diatribe interne ai partiti non fanno altro che creare terreno adatto alla violenza». Proprio oggi, a due mesi dalle elezioni, a Baghdad è iniziato un nuovo conteggio manuale dei voti espressi nella capitale dopo che la lista del premier uscente lo sciita Nuri al Maliki, uscito sconfitto di misura dal rivale Iyyad Allawi, aveva denunciato brogli. All'indomani del nuovo attentato contro i cristiani d'Iraq, monsignor Shlomo Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, ha messo in risalto invece il silenzio delle autorità centrali irachene: «Siamo veramente addolorati per i feriti e le giovani vittime», ha detto Warduni. «Finora nessuno ci ha rivolto una parola di solidarietà o di scuse. Non abbiamo sentito nessuno dei politici o delle istituzioni e questo ci procura altro dolore», ha affermato l'alto prelato.Padre Bashar Warda, prete redentorista iracheno, si è detto dal canto suo «scioccato» perchè «le vittime non erano soldati o militanti ma solo studenti che portavano con loro i libri, le penne, i loro sogni di crescere e servire il proprio Paese. I cristiani restano nel mirino, e sono le vittime privilegiate della violenza».
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