sabato 25 ottobre 2014
Anche in appello le è stata confermata la condanna a morte per “blasfemia”, nonostante non ci siano prove contro di lei e i testimoni abbiano ritrattato.
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Una lettera dal carcere. A Papa Francesco. Asia Bibi è stata condannata a morte in Pakistan per blasfemia anche in appello. Ora la sua vita è appesa a un filo, attende la sentenza dell'ultimo ricorso. La sua colpa è di essere cristiana. La sua fede è forte e per questo si rivolge al Vescovo di Roma. «Papa Francesco, sono tua figlia, Asia Bibi. Ti scongiuro: prega per me, per la mia salvezza e per la mia libertà. In questo momento posso solo affidarmi a Dio, che è l’Onnipotente, colui che può tutto per me». Dal carcere femminile di Multan, dove è rinchiusa da oltre cinque anni, Asia Bibi ha scritto al Pontefice, secondo quanto riporta Vatican Insider. Il 16 ottobre, la Corte suprema ha confermato la condanna a morte della mamma cattolica per “blasfemia”, nonostante non ci siano prove contro di lei e i testimoni abbiano ritrattato. Le pressioni degli estremisti, per cui Asia Bibi è un simbolo della lotta per la libertà di fede, hanno avuto la meglio. I familiari e gli attivisti della Renaissance Education Foundation, con cui è in contatto, hanno dato ad Asia una versione edulcorata dell’ultimo dibattimento, temendo un crollo psicologico. La donna ha comunque voluto dettare una missiva al Papa in un momento decisivo della sua vita. «Sono ancora aggrappata con forza alla mia fede cristiana e nutro fiducia in Dio, mio Padre, che mi difenderà e restituirà la libertà. Confido anche in te, Santo Padre Francesco, e nelle tue preghiere», si legge nel testo. E ancora: «Papa Francesco so che stai pregando per me con tutto il cuore. So che, grazie alla tua preghiera, la mia libertà potrebbe essere possibile. Nel nome di Dio Onnipotente e della sua gloria, ti esprimo tutto il mio ringraziamento per la tua vicinanza».
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