venerdì 25 gennaio 2019
I media pachistani: all’inizio della prossima settimana l’udienza per il ricorso dei radicali contro la sentenza che ha assolto Asia Bibi dall'accusa di blasfemia
Le proteste dopo l’assoluzione (Ansa)

Le proteste dopo l’assoluzione (Ansa)

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Sarebbe imminente la sentenza con cui la Corte Suprema del Pakistan deciderà sull’istanza di revisione del verdetto di assoluzione che la stessa corte ha emesso il 31 ottobre scorso per Asia Bibi. Sarà l’ultima “possibilità” per Qari Muhammad Salam – guida della preghiera del villaggio di Ittanwali che ha sostenuto finora le accuse di blasfemia delle donne musulmane dello stesso villaggio contro la madre di famiglia cattolica, per questo condannata alla pena capitale – di farla tornare in carcere.

Secondo i media pachistani, l’udienza è stata fissata per martedì prossimo e l’attesa è indirizzata sia alla sentenza, che dovrebbe aprire definitivamente alla libertà per Asia Bibi, sia sulla reazione dei religiosi estremisti che per oltre nove anni ne hanno fatto un simbolo da abbattere.

Dopo l’uscita di scena per pensionamento la scorsa settimana del giudice supremo Saqib Nisar – protagonista di alto livello di giudizi che hanno rilanciato rispetto e sostegno per il ruolo della magistratura oltre che essere protagonista di iniziative filantropiche – toccherà al suo successore Asif Saeed Khosa e ai giudici Qazi Faiz Isa e Mazhar Alam chiudere sul piano giudiziario una vicenda drammatica per durata e per la capacità di polarizzare il Paese e provocare reazioni internazionali.

La decisione, che arriverà a quasi tre mesi da una sentenza che ha restituito la libertà a Asia Bibi senza renderla libera di tornare alla propria vita e ai propri cari o di espatriare, coinciderà con la scadenza del tempo concesso ai giudici per deliberare. Ma anche con la fine del periodo di carcerazione preventiva per centinaia di leader e attivisti islamisti che, dopo l’assoluzione, hanno dato vita a gravi disordini in diverse aree del Paese. Il 17 gennaio, ancora la Corte Suprema ha imposto al governo di Islamabad di provvedere entro 30 giorni al risarcimento dei danni provocati dagli estremisti, ma resta incerta la sorte degli arrestati: la loro liberazione potrebbe essere subordinata alla situazione che si creerà quando i giudici metteranno quella che molti sperano sarà la parola “fine” all’odissea giudiziaria di Asia Bibi.

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