venerdì 27 novembre 2020
Tratto dalla prefazione del Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre
Asia Bibi oggi vive in Canada, dopo avere sofferto innocente lunghi anni nelle prigioni pakistane. La foto è del 28 febbraio 2020 in occasione della sua visita all'Eliseo, in Francia

Asia Bibi oggi vive in Canada, dopo avere sofferto innocente lunghi anni nelle prigioni pakistane. La foto è del 28 febbraio 2020 in occasione della sua visita all'Eliseo, in Francia - Reuters

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Pubblichiamo lo scritto tratto dalla prefazione del Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre.

Sono stata arrestata e messa in isolamento per evitare che la taglia posta sulla mia testa spingesse qualcuno ad uccidermi. Il governatore del Punjab, Salman Taseer, che era venuto a trovarmi in prigione, e il ministro cristiano Shahbaz Bhatti sono morti per avere preso le mie difese, uccisi a sangue freddo perché hanno dato voce a quelli che, come me, sono stati falsamente accusati di blasfemia. Migliaia di estremisti hanno paralizzato il Paese perché volevano la mia morte... e tutto perché sono cristiana.

Non sono la sola, oggi sono numerosissime le persone ingiustamente detenute e, come nel mio caso, il loro crimine è la fede che non vogliono rinnegare. Nei momenti più bui, mi ero ripromessa che se fossi sopravvissuta al mio Calvario – una croce che ho portato per anni e anni – sarei stata al fianco di coloro che soffrono come io ho sofferto.

Ed è per questo che sono onorata di contribuire alla prefazione del Rapporto della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre «Libera i tuoi prigionieri».

In esso troverete testimonianze sui cristiani ingiustamente detenuti a causa della loro fede e di chi, condividendo la mia sorte, è stato imprigionato sulla base di false accuse di blasfemia. Leggerete le drammatiche storie di ragazze come Maira Shahbaz, 14 anni, cattolica e anch’essa pachistana, rapita in strada nei pressi di casa, costretta a convertirsi e brutalmente violentata e ricattata. Esse sono dei facili bersagli perché a causa della loro fede hanno scarso rilievo nella società e i tribunali avranno poca sollecitudine nei loro confronti.

Di fatto, nessuno nella comunità cristiana può godere di sicurezza. Come emerge chiaramente da questa relazione, anche i più anziani sono vittime di ingiusta detenzione. Tale è l’entità del male compiuto da predatori sessuali, gruppi militanti e regimi crudeli: in disprezzo di Cristo e della chiamata del Vangelo alla misericordia.

Una caratteristica comune alle persone citate è la costrizione ad una sofferenza silenziosa. È tempo che il mondo ascolti le loro storie; è tempo di dire la verità a coloro che hanno il potere perché chi, sfidando la legge, detiene persone innocenti finalmente venga assicurato alla giustizia. È tempo che i governi agiscano. È tempo di manifestare in difesa delle nostre comunità di fedeli, vulnerabili, povere e perseguitate. Non dobbiamo fermarci finché l’oppressore non senta finalmente il nostro grido: «Libera i tuoi prigionieri».


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