mercoledì 21 ottobre 2009
L’annuncio dato dal presidente dopo che si erano rincorse voci di un accordo per un esecutivo di unità nazionale. Le congratulazioni di Obama che telefona all’alleato: gesto importante per giungere a un governo credibile Brown: «Reazione da uomo di Stato».
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Sarà ballottaggio in Afghanistan: il 7 novembre urne di nuovo aperte a Kabul e in tutto il Paese per il secondo turno delle presidenziali. «Un passo in avanti» per la democrazia, ha affermato a denti stretti Hamid Karzai nel comunicare la data. Un passo sofferto, lasciando alle spalle polemiche e tentazioni autoritarie con poche parole: «Questo non è il momento giusto per discutere delle inchieste». «Questo – ha aggiunto il presidente uscente – è il momento di andare avanti verso verso la stabilità e l’unità nazionale». Un rispetto dei risultati della commissione elettorale e del riconteggio della commissione reclami dell’Onu per nulla scontato, almeno fino a lunedì sera. E per tutta la mattina di ieri a Kabul si erano rincorse voci di trattative più o meno palesi fra gli uomini Karzai e quelli dello sfidante Abdullah su di un possibile governo di unità nazionale. Un accordo politico per evitare un voto quanto mai problematico con l’inverno alle porte e il rischio di una nuova ondata di violenze da parte dei taleban, un accordo che per alcune ore è sembrato più che probabile. L’ipotesi, con sottili distinguo fra un immediato governo di unità nazionale e un futuro governo di coalizione, è stato accantonata apertamente dai due sfidanti pochi minuti prima che la data del 7 novembre venisse ufficializzata. «Una coalizione è contro la legge e non porta vantaggi al processo politico del Paese», ha sentenziato Fazel Sancharaki, portavoce di Abdullah che poi acconsentiva ad andare al secondo turno. Poco dopo la Commissione elettorale ufficializzava il risultato della prima tornata dopo aver annullato un milione e 300mila schede ed avere ammesso quelle di 18 seggi congelati in attesa di una verifica. Il 20 agosto Hamid Karzai ha vinto con il 49,67%, una manciata di voti sotto la soglia del 50% e quindi sfiorando la vittoria al primo turno, mentre solo oggi saranno pronti i dati definitivi di Abdullah Abdullah, secondo le più recenti stime al 32%. Immediato il coro di reazioni internazionali positive, segno di una pressione su Kabul certo non indifferente nell’incanalare tutto il processo verso l’alveo della legalità internazionale. Non a caso Karzai ha dato l’annuncio del ballottaggio con a fianco il senatore John Kerry, presidente della Commissione Esteri del Senato Usa. Una decisione definita da una nota di Barack Obama «un importante passo per assicurare una procedura credibile all’Afghanistan che risulti in un governo che rifletta la volontà del popolo». Il presidente statunitense – che ha poi telefonato allo stesso Karzai – si è anche congratulato con gli afghani per la loro «pazienza e resistenza» nel processo elettorale. «È ora vitale – ha aggiunto Obama – che tutti gli elementi della società afghana continuino a viaggiare insieme verso la democrazia, la pace e la giustizia». Una reazione da «uomo di Stato» quella di Karzai, ha sentenziato il premier britannico Brown: dopo gli evidenti «difetti» nel processo elettorale è «vitale» che il nuovo governo «sia legittimo agli occhi del popolo». Anche il premier italiano Silvio Berlusconi si è congratulato per la decisione assicurando che la comunità internazionale «continuerà ad assistere le forze di sicurezza nazionale afghane per offrire maggiori possibilità di votare al secondo turno». Ed è proprio il regolare svolgimento delle elezioni ora ha catalizzare gli sforzi della comunità internazionale. Sul campo ci sono «le forze necessarie per aiutare e garantire la sicurezza del secondo turno delle elezioni, a sostegno delle forze nazionali afghane», ha assicurato il segretario generale della Nato, Anders Rasmussen. Ai 67mila uomini della missione Isaf dal giugno scorso si sono aggiunti alcune migliaia di rinforzi temporanei, con l’unico scopo di proteggere i seggi. E a fianco dei soldati Nato ci saranno gli uomini delle Nazioni Unite e dell’Unione europea. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha assicurato che le Nazioni Unite faranno «tutto il possibile» e offriranno «assistenza tecnica come hanno già fatto per il primo turno» per garantire il corretto svolgimento del ballottaggio. «Una sfida immensa» per l’Afghanistan. Una sfida ancora densa di rischi.
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