giovedì 16 luglio 2009
A causa delle mine artigianali il 2009 rischia di diventare un anno da record negativo dall’inizio della guerra: già 46 i marine Usa uccisi sinora. I guerriglieri utilizzano maggiori quantità di esplosivo
E spesso affidano il posizionamento delle armi ai locali, in cambio di pochi soldi.
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Nel solo mese di maggio sono stati fatti esplodere sulle strade afghane 465 Ied (Improvised explosive device, ordigni esplosivi improvviati): il doppio del 2008. Nel 2009 sono stati 46 i marine americani uccisi da queste bombe artigianali: l’ultimo solo ieri, nell’Afghanistan occidentale. Utilizzando queste bombe sono stati realizzati 6.000 attacchi contro le truppe dell’Esercito afghano l’anno scorso. Con una di queste bombe è stato ucciso, martedì, il primo caporal maggiore italiano Alessandro Di Lisio. Il New York Times ha pubblicato ieri un reportage in cui fonti delle forze internazionali presenti in Afghanistan spiegano che gli Ied stanno diventando la prima causa di morte per i militari dispiegati nel Paese. Gli ordigni, che spesso vengono piazzati dagli abitanti dietro il pagamento di modeste somme (anche 10 dollari), sono realizzati artigianalmente con materiali di scarto, fertilizzanti, diesel, proiettili di mortaio o vecchie mine. Alcuni sono a pressione (esplodono al passaggio di un mezzo) altri vengono attivati da controlli remoti come i cellulari o telecomandi. A causa degli Ied, il 2009 rischia di diventare l’anno più «nero» dall’inizio della guerra, nel 2001. Di sicuro, luglio è uno tra i mesi peggiori: dal primo, quando è iniziata la maxi-offensiva anglo-americana nel sud del Paese, sono già 46 i miilitari stranieri uccisi. Per una media di tre morti al giorno paragonabile solo alle fasi più drammatiche dell’intervento in Iraq. I ribelli stanno reagendo, e lo fanno piazzando un quantitativo senza precedenti di Ied. Mai come adesso si sentono “motivati”, spinti da tre “necessità”. Primo: creare destabilizzazione in vista dell’appuntamento elettorale di agosto (le presidenziali). Due: approfittare di questa stagione, in cui tradizionalmente  incrementano la loro attività, ridotta in inverno a causa della difficili condizioni climatiche sugli altipiani. Tre: contrastare  le forze militari straniere che si stanno addentrando sempre più nei loro territori, andando anche dove prima non si spingevano e quindi “disturbando” i loro movimenti. Così, nonostante gli Ied siano meno complessi di quelli usati in Iraq, stanno diventando ogni giorno più potenti. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ieri ha detto che la bomba che ha ucciso il caporal maggiore Di Lisio era confezionata con un quantitativo «inusuale» di esplosivo: «50-70 chilogrammi» hanno devastato il mezzo blindato Lince su cui viaggiava. La mancanza di strade asfaltate in Afghanistan rende poi questo territorio ancora più “fertile” per questo tipo di bombe rispetto, per esempio, all’Iraq, dove la pavimentazione obbliga spesso i rivoltosi a lasciarle all’aperto. Quella degli Ied sta diventando la sfida più insidiosa.
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