sabato 8 maggio 2021
Solo Madrid e Roma appoggiano l’idea di Biden. Von der Leyen: «Ne abbiamo bisogno ora, la deroga non risolve nulla». E lancia una stoccata all’America: «Chi dibatte prima esporti dosi»
Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron non sembrano sulla stessa linea

Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron non sembrano sulla stessa linea - Reuters

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Più passano le ore, più si raffreddano le aperture dell’Europa alla proposta di Joe Biden di sospendere i brevetti per i vaccini. Tema che ha tenuto banco ieri sera alla cena dei leader Ue a Porto, a margine del Summit sociale che si chiude oggi, durata fino a tarda serata senza che si attendessero decisioni su una posizione comune.

In effetti, mentre affluivano (tutti tranne Angela Merkel, l’olandese Mark Rutte e il maltese Robert Abela, collegati in video) i leader nella città portoghese, varie prese di posizioni si sono aggiunte a quella chiaramente contraria della cancelliera, a conferma delle divisioni. favore della proposta di Biden sono l’Italia e la Spagna, il cui premier Pedro Sánchez ieri sera alla cena ha presentato un documento del suo governo che va anzi oltre: «Bene l’idea di Biden – ha detto Sánchez – ma è insufficiente», si tratterà di «trasferire le tecnologie per accelerare il processo di fabbricazione ovunque». Altri leader lasciano invece capire che per loro il vero problema non sono i brevetti ma la produzione dei vaccini e la possibilità di condividerli con i Paesi meno sviluppati. Lo dice la stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: «Abbiamo bisogno di vaccini, ora. La deroga sulle proprietà intellettuali non risolverà il problema. Quello che serve è una condivisione dei vaccini, l’export di dosi e investimenti per incrementare la capacità produttiva ».

E ha lasciato anche una stoccata a Biden. «Finora – ha detto – sono state esportate 200 milioni di dosi di vaccino dall’Ue e la stessa quantità è stata consegnate nella Ue. Invitiamo tutti quelli che sono impegnati nel dibattito sulla deroga dei brevetti a fare come noi ed esportare un’importante quantità delle dosi che producono». Il problema – ha dichiarato anche il presidente francese Emmanuel Macron – «non è la proprietà intellettuale sui vaccini.

La vera questione è la solidarietà nella distribuzione delle dosi», e «affinché il vaccino circoli, non si devono bloccare le materie ed i vaccini», cosa che invece fanno «gli anglosassoni ». La Francia ha cofirmato insieme a Belgio, Spagna, Danimarca e Svezia una lettera a Von der Leyen che non cita i brevetti, ma afferma la necessità di un «meccanismo europeo di condivisione dei vaccini » con impegni precisi di ogni Stato membro, e l’urgenza di rilanciare la produzione con una cooperazione pubblicoprivato. «Se l’Ue non interviene – si legge nel testo – altri riempiranno il vuoto e useranno i vaccini come uno strumento geopolitico». Del resto «nessuno sarà sicuro finché non lo saremo tutti».

Come sottolinea un’alta funzionaria europea «nessuno finora ha potuto portare anche un solo esempio che i brevetti ostacolino la produzione dei vaccini». Gli accordi Trips nel quadro Wto sulla proprietà intellettuale prevedono clausole per deroghe sulla tutela, mentre, dice Bruxelles, trovare un accordo in seno alla Wto per modificare le regole esistenti richiederebbe anni, troppi per l’emergenza in corso. E comunque «per l’aumento delle capacità di produzione – ha aggiunto la funzionaria – le questioni chiave sono altre: ad esempio le materie prime, ce ne vogliono 280 da 19 Paesi per i vaccini di nuova generazione, e ci sono troppi blocchi.

E poi ci sono problemi di forniture di materiali come fiale o speciali buste di plastica, insufficiente personale specializzato, ritardi nelle approvazioni». Oltretutto i vaccini di nuova generazione sono coperti da un centinaio di brevetti. «Anche se vengono tutti sospesi e diventano patrimonio pubblico – spiega ancora – non serve a niente se non hai le conoscenze delle metodologie per applicarli, serve un trasferimento di tecnologia. E questo funziona meglio quando è volontario.

Sta già accadendo, con gli accordi tra Sanofi e Pfizer-BioNTech o Novartis e Johnson & Johnson per una cooperazione di produzione». «Da una parte – ha sintetizzato ieri la direttrice della Wto, Ngozi Okonjo-Iweala– ci sono gli Stati che si sono uniti a India e Sudafrica nella richiesta di rimuovere i brevetti, dall’altra ci sono gli Stati che ritengono non sia una questione cruciale. Il mio lavoro è portarli insieme a negoziare un testo per una soluzione pragmatica».

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