giovedì 19 settembre 2019
Il presidente di turno dell'Ue ha detto alla Bbc che Johnson ha tempo solo fino a fine settembre per concordare l'uscita. La replica di Downing Street: proposte britanniche «al momento opportuno»
Manifestanti davanti alla Corte Suprema di Londra, chiamata a decidere sulla legittimità della sospensione del Parlamento fino al 14 ottobre voluta dal premier Johnson (Ansa)

Manifestanti davanti alla Corte Suprema di Londra, chiamata a decidere sulla legittimità della sospensione del Parlamento fino al 14 ottobre voluta dal premier Johnson (Ansa)

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Il premier britannico Boris Johnson ha 12 giorni di tempo, cioè fino alla fine di settembre, per presentare una proposta scritta sulla Brexit, altrimenti «è tutto finito»: lo ha dichiarato, citato dalla Bbc, il premier finlandese Antti Rinne, che ricopre la presidenza di turno dell'Unione Europea, aggiungendo di aver concordato questa linea con il presidente francese Emmanuel Macron. Una fonte di Downing Street ha risposto alla Bbc che le proposte britanniche saranno fatte «al momento opportuno».

Johnson aveva dichiarato in precedenza di ritenere che il vertice dell'Unione Europea del 17 ottobre fosse il momento e il luogo appropriati per trovare un accordo per un divorzio consensuale e ordinato da Bruxelles, ma di essere pronto a portare il Regno Unito fuori dall'Unione alla scadenza del 31 ottobre, anche a costo di un "no deal", ovvero senza accordo.

Il premier britannico afferma che i colloqui con l'Ue stanno facendo progressi e che il Regno Unito avrebbe presentato delle proposte di valida alternativa alla clausola del "backstop" per l'Irlanda del Nord, che il governo di Londra ritiene inaccettabile. Proposte che l'Ue dice di star ancora aspettando.

Intanto a Londra proseguono le udienze alla Corte Suprema nel procedimento sulla legittimità della sospensione del Parlamento fino al 14 ottobre decisa dal premier Johnson. La Corte Suprema deve riconciliare due verdetti contrapposti: quello dell'Alta Corte di Londra, che si è rifiutata di mettere in questione l'operato del governo dichiarandosi incompetente e respingendo un ricorso di attivisti pro Remain guidati da Gina Miller; e quello dell'Alta Corte di Scozia che al contrario ha bollato in appello come illegale il comportamento del premier. Oggi tocca alle terze parti ammesse, incluso l'ex premier John Major favorevole al ricorso Miller.

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