venerdì 6 maggio 2016
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VENEZIA Svolta aVeneto Banca. La lista cosiddetta 'dei soci', capitanata dall’avvocato Stefano Ambrosini, vince su quella del cda uscente. Il presidente Pierluigi Bolla e l’Ad Cristiano Carrus diventano minoranza, in un consiglio di amministrazione di 14 componenti che ha la meglio con il 57.9% dei voti. Bolla e Carrus sembravano saldamente in sella, fino alla vigilia. Nell’assemblea del PalaExpo di Marghera, in fallimento, per tutta la giornata di ieri i due fronti non hanno perso occasione di scontrarsi, anche con insulti reciproci dalla platea. Poi, nel tardo pomeriggio, la stretta di mano tra Bolla e Ambrosini. Con il presidente uscente che impegna il successore a completare l’iter di quotazione in Borsa e «a mettere la banca in acque sicure». Ambrosini s’affretta a rassicurare. Intanto chiede ed ottiene la disponibilità di Carrus a diventare il direttore generale plenipotenziario dell’istituto. Quindi afferma: «Dobbiamo avere oltre alla doverosa attenzione per i soci e per i clienti della banca anche la massima attenzione per il mercato e per i regolatori. Siamo vigilati speciali, da domani bisogna costruire un percorso che rassicuri i mercati». Si tratta, insomma, di «mettere in sicurezza la banca» e – confessa – «non è che ci sia tanto da scherzare, c’è molto lavoro da fare». Poi aggiunge: «Intendo essere il presidente di tutti, si deve cominciare a lavorare tutti assieme». Elevato il numero dei soci presenti in sala: 7.193 per quasi 43 milioni di azioni, pari al 34,4% del capitale. Si sono fatte sentire sin dall’apertura le contestazioni dei soci contrari alla conferma di Bolla. E questi ha reagito, in alcuni momenti, minacciando di sospendere l’assemblea. Bolla ha perso tempo sull’azione di responsabilità ammettendo però che sono state riscontrate delle irregolarità. Il viceministro Enrico Zanetti l’aveva detto chiaro e tondo: se le responsabilità dei vecchi amministratori non saranno perseguite, lascerà la banca. Ambrosini ha promesso che «presto» l’istituto procederà, ma sul farlo in assemblea, come da molti richiesto, «c’erano forti dubbi, di dubbia leggitimità» perché la delibera non era contemplata all’ordine del giorno. Ambrosini, incontrando i giornalisti, ha aggiunto di confidare che «non avremo i problemi di insufficienza di flottante che hanno avuto altri » dopo l’aumento di capitale per andare alla quotazione in Borsa e in vista del rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo a cui «guardiamo con molta fiducia». Ha confermato anche la tempistica stabilita fino ad ora senza escludere, fra l’altro, un ruolo di Atlante. «Era sbrigativo asserire che del fondo Atlante non vi fosse alcun bisogno – ha aggiunto –. È sciocco rinunciare ad aprire un paracadute quando lo hai nell’aereo». All’apertura dell’infuocata giornata, Carrus aveva relazionato osservando che «alla banca serviva una cura da cavallo dopo che per anni non si erano date cure». Ed ha ammesso che nei primi due mesi sono stati persi due miliardi di liquidità «ma li abbiamo recuperati». La Consob, intanto, ha ordinato al Cda di riunirsi entro una settimana per decidere le operazioni in merito all’aumento di capitale. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assemblea IL NUOVO PRESIDENTE. Stefano Ambrosini (Ansa)
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