mercoledì 28 ottobre 2015
Il giuslavorista e vice presidente della giunta calabrese (nella foto): «Non è necessario un ministero ad hoc. Serve una leale collaborazione tra governo e Regioni».
COMMENTA E CONDIVIDI
«Benvenuto, raggio di sole». Dopo sette anni bui - vissuti col segno 'meno' perennemente davanti al dato del Pil -, Antonio Viscomi (giuslavorista e, da qualche mese, vice presidente della giunta regionale della Calabria) reagisce così al timido ritorno della ripresa anche al Sud. «Certo, siamo di fronte a una variazione contenuta, per cui bisogna prenderla con la dovuta cautela - aggiunge -. Ma, allo stesso tempo, quel +0,1% certificato dal rapporto della Svimez va letto come il segnale che le cose possono cambiare in meglio anche nel Mezzogiorno. Alcuni piccoli passi nella direzione giusta si sono già compiuti. Ma siccome la strada da percorrere è ancora lunghissima sarà fondamentale non sbagliare le prossime mosse». Su cosa bisogna puntare per dare forza a questo decimale e trasformarlo in una crescita sostanziosa? Le due parole chiave devono essere 'fare sistema'. Occorre, cioè, mettere in pratica ciò che finora è stato detto mille volte, ma senza essere mai attuato. Ogni intervento, quindi, deve essere inserito in una strategia complessiva che consenta di utilizzare al meglio le risorse disponibili. Questo significa che la politica industriale non può essere avulsa da quella del territorio, dall’istruzione, dalla formazione o dal processo di sburocratizzazione. E spetta alla politica favorire la creazione di questo circolo virtuoso? Non solo. Ognuno deve fare la sua parte. La politica deve creare il miglior contesto possibile, ma poi anche il resto della società è chiamato a dare un contributo importante. Creare lavoro è un compito che spetta soprattutto alle aziende, che a loro volta devono essere sostenute nell’innovazione e nell’internazionalizzazione. Occorre lavorare insieme per obiettivi comuni. La Calabria, però, con il Pil pro capite ai minimi, resta la regione più povera d’Italia. C’è una ricetta per far sì che quest’area non venga esclusa dalla ripresa meridionale? Certo che c’è. E sta proprio nel dar vita a politiche di sistema efficaci. Quando sono stato chiamato in Regione ho scoperto che c’erano bandi di gara aperti nel 2009 e non ancora conclusi dopo oltre cinque anni. Questo non può più accadere. Servono tempi certi e trasparenza. Così come tutte le imprese devono capire che la sfida del presentefuturo si gioca sulla qualità e non solo sull’abbattimento dei costi. La Calabria, per fare un esempio concreto, può concentrarsi sull’agroforestale, che offre ampie opportunità di crescita. Il ritorno alla terra, l’attenzione al territorio e il rispetto dell’ambiente sono elementi fondamentali su cui puntare. Quale ruolo può giocare il governo per la risalita del Mezzogiorno? Pensare che il Sud possa farcela da solo a rimettersi davvero in moto per colmare l’enorme gap esistente col resto d’Italia è pura utopia. La focalizzazione sul Meridione deve far parte di una strategia più ampia a livello nazionale. Il Masterplan annunciato da Renzi ancora non si vede. A suo avviso sarebbe utile un ministero per il Sud? Non mi sembra la stagione adatta per istituire un ministero ad hoc. Meglio creare un rapporto leale di collaborazione tra governo centrale e regioni. Come giudica i contenuti della legge di Stabilità? Mi auguro che alcune scelte vengano riviste durante l’esame parlamentare. Perché cancellare la tassa sulla prima casa è un’ottima cosa, ma non può avvenire riducendo i livelli essenziali di assistenza. I fondi per la sanità vanno innalzati, altrimenti molti enti locali saranno costretti ad aumentare l’addizionale Irpef. E a quel punto ciò che viene tolto dalla porta con l’abolizione di un’imposta ritornerebbe dalla finestra con la salita di un’altra tassa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: