mercoledì 15 giugno 2011
Il ministro dell'economia spiega il suo progetto all'assemblea di Confartigianato e indica dove troverà le risorse: «Troppe agevolazioni a chi non ne ha titolo: toglieremo gli assegni a chi ha il gippone». 
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Spazio a solo «tre aliquote Irpef», che dovrebbero essere le «più basse possibili», e a «5 imposte» in tutto. Per la terza volta in quattro giorni Giulio Tremonti torna a parlare di quella riforma fiscale che tutti esigono da lui. E per la terza volta il ministro dell’Economia, intervenuto ieri all’assemblea di Confartigianato, ripete che comunque, con la manovra da 40-45 miliardi alle porte, una revisione del sistema tributario «non si può fare in deficit». Va fatta piuttosto dando dei segnali, a partire dai costi della politica («Meno "aerei blu" e più Alitalia», è lo slogan che lancia) e dai sacrifici che vanno chiesti per primi a chi "sfrutta" lo Stato: «Occorre dare assistenza a chi deve essere veramente assistito», mentre oggi «molti assegni vanno a quelli che hanno i gipponi», cioè i moderni Suv.La riforma fiscale resta una magnifica ossessione per Tremonti, che continua a parlarne senza dare però certezze, nemmeno sui tempi del varo della legge delega. La prima preoccupazione del ministro è quella di farla "in sicurezza", ovvero senza creare ulteriori problemi ai conti dello Stato. Perché lo scenario in cui inserire la riforma comprende sempre la manovra di bilancio da fare (che «avrà impatto solo su 2013 e 2014»), le richieste dell’Ue e il giudizio dei mercati. «La parola data va mantenuta anche nel nostro interesse – spiega il ministro in un nuovo, lungo monologo –. Se vai a chiedere i soldi in giro, ti dicono "dammi un segno che riduci il deficit, un segno della tua serietà", ed è quello che stiamo facendo».Oltretutto, resta il problema di dove trovare i soldi necessari. C’è la lotta agli evasori fiscali, che è già in atto ma in ogni caso richiede tempi lunghi. Ci sono poi i tagli da apportare alla spesa pubblica, e qui il ministro chiama in causa le responsabilità dei suoi colleghi: «Facile dire "no" ai tagli lineari. Ma quando parli con un ministro ti dice sempre: "no, taglia l’altro"». Va fatta allora un’azione di grande equilibrio, tenendo sempre presente che «scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nell’interesse della gente ed è prodotto dall’irresponsabilità».Il titolare del Tesoro, in ogni caso, a un nuovo Fisco ci pensa ormai da 17 anni. E rimane convinto che bisogna passare a un sistema più semplice, possibilmente articolato su non più di «5 imposte» di base (nel "Libro bianco" del 1994 ne ipotizzava tre in più, 8) nelle quali «possono essere concentrati» molti tributi minori. Una di queste 5 imposte è l’Irpef sui redditi delle persone, per il quale «credo sia giusto – precisa – un sistema a 3 aliquote», rispetto alle 5 attuali. Per Tremonti la base imponibile «deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili, che sono peraltro il miglior investimento per ridurre l’evasione». Scaglioni di reddito e livello delle aliquote dipenderanno, poi, da «quanto si riuscirà a tagliare»: più sforbiciate si faranno alle spese, più favorevole potrà essere il nuovo prelievo. Che per di più, aggiunge Tremonti (ripetendo uno slogan già usato negli ultimi giorni), dovrà favorire soprattutto tre elementi: «Figli, giovani e lavoro».In quest’ottica dovranno essere i politici a dare «un esempio», perché sono «molti» i costi della politica che «devono essere corretti». Una ricetta? «Meno aerei blu e più Alitalia», sintetizza il professore di Sondrio accennando ai voli di Stato. E lui per primo dà il buon esempio: «Io stesso – dice alla platea – oggi (ieri per chi legge, ndr) sono rientrato a Roma con l’Alitalia».
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