venerdì 3 luglio 2015
Si è passati dall'11% del 2008 al 32% del 2010. Ancora più drammatici i dati tra i 17-20enni: dall'80% del 2008 al 25% del 2010.
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In tre anni, triplica il divario Nord-Sud della disoccupazione giovanile, passando da un gap dell'11% del 2008 al 32% del 2010. Ancora più drammatici i dati tra i 17-20enni, passati al Sud da un tasso di occupazione dall'80% del 2008al 25% del 2010. Un crollo vertiginoso, significativamente maggiore di quello fatto registrare dalle regioni del Nord (dal 93% nel 2008 al 54% a fine 2010).Tuttavia i giovani italiani non sono inattivi e non si rassegnano a restare disoccupati. L'81% dei giovani che nel 2008 aveva un lavoro e l'ha perso, nel 2009 si è inserito in processi di formazione per cercare di immettersi di nuovo nel mercato del lavoro con maggiori competenze. Ma non è bastato, perché nel 2010 l'occupazione è risalita solo del 3%.È quanto emerge dallo studio La mobilità giovanile nell'immobilità strutturale. Disoccupazione e crisi economica di Federica D'Isanto, Giorgio Liotti e Marco Musella, pubblicato sulla Rivista economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez. Condotto sulla base dei dati europei Eusilc, lo studio analizza gli effetti della crisi sui giovani italiani di età17-30 anni negli anni di crisi 2008-2010. Il profilo dei giovani che emerge dallo studio è quello di "giovani molto coraggiosi. Giovani con i piedi per terra, consapevoli della difficoltà del panorama occupazionale a cui stanno andando incontro, ma che con un atteggiamento di grande dignità e coraggio non si arrendono".Rilanciare la domanda aggregata, incentivare i datori di lavoro ad assumere giovani anche con esperienze pregresse di disoccupazione, potenziare agenzie del lavoro e sportelli per i giovani per favorire l'incontro tra domanda e offerta sono le misure che, secondo gli autori, potrebbero servire a rilanciare l'occupazione giovanile.
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