mercoledì 3 luglio 2013
Il ministero: aumenta il lavoro irregolare, +6% di violazioni da parte delle aziende. Oggi vertice a Berlino. Merkel: no alla generazione perduta, i ricchi facciano di più. Giovannini: il peso dei neet ci affonderà.
INTERVISTA «Nuove imprese sociali contro la crisi del lavoro» (Massimo Calvi)
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«Bisogna dare un’opportunità in più ai giovani. Il miliardo aggiuntivo strappato al vertice di Bruxelles non basterà. Tutti devono fare la propria parte o il peso dei 2,2 milioni di Neet (gli under 30 che non studiano e non lavorano, ndr) ci porterà a fondo perché è attraverso l’innovazione e la generosità giovanile che si fa il salto». Alla vigilia del nuovo vertice europeo sul lavoro, in programma oggi a Berlino, il ministro del Lavoro Enrico Giovannini rilancia l’allarme sulla crisi del lavoro e sull’emergenza giovani, stimando in 25 miliardi di euro la perdita per il capitale umano inutilizzato. Dalla Germania la cancelliera Angela Merkel offre una sponda all’obiettivo del governo italiano di porre questo tema come priorità della Ue: «Non deve esserci una generazione perduta», ha ammonito il numero uno tedesco che oggi ospita i ministri del Lavoro e i capi di governo dei Paesi Ue tra cui Enrico Letta. Per la cancelliera «la disoccupazione giovanile in alcuni Paesi è troppo elevata da anni, adesso è cresciuta con la crisi» ed è divenuta insostenibile. I «ricchi dei Paesi in crisi dovrebbero fare di più, portare più risorse alla collettività», ha aggiunto la cancelliera, che a settembre si gioca un nuovo mandato alle elezioni politiche.In Italia la recessione fa aumentare le irregolarità riscontrate nelle aziende (+6% nel primo trimestre 2013) mentre governo e forze sociali si dividono sulla stato dell’economia.Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ieri ha "corretto" il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che ha confermato di attendersi la ripresa nella seconda metà dell’anno. «Io Saccomanni lo stimo moltissimo, ma in effetti la luce in fondo al tunnel non la vedo ancora, forse un lumicino», frena il capo degli industriali. «Verso fine anno credo che ricominceremo la risalita» però, ha aggiunto rivolto al governo, «se non facciamo interventi forti, riforme strutturali, rischiamo di avere una ripresa del Pil dello 0,3-0,4%, che non risolve il  problema di una disoccupazione al 12% e al 38-40% per i giovani», serve una «crescita minimo al 2-3%». Molto preoccupato anche il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, secondo il quale la crisi è «grave, siamo arrivati a un punto di non ritorno e anche piccoli e sporadici segnali positivi non sono sufficienti». Serve «una corsa contro il tempo per dare speranza alla nostra economia, ha aggiunto, e uno degli obiettivi e eliminare «definitivamente» l’aumento dell’Iva per ora solo rinviato. Un dossier questo che insieme a quello dell’Imu Saccomanni punta a chiudere entro l’estate. Mentre sul capitolo lavoro il governo tornerà in autunno con un secondo pacchetto di interventi.Al vertice di Berlino non si parlerà di nuove risorse e del resto non ci saranno i ministri delle Finanze. Si punta invece a coordinare le misure pratiche necessarie a livello nazionale per mettere in atto le conclusioni adottate a Bruxelles venerdì scorso, a partire dai fondi della <+corsivo>Youth Guarantee<+tondo>, il programma che punta ad assicurare un impiego o un’esperienza lavorativa immediata ai giovani che hanno finito gli studi o sono rimasti disoccupati. L’Italia avrà, a partire dal 2014, 1,5 miliardi di euro, un miliardo in più di quanto inizialmente previsto. Il summit berlinese prevede un incontro tra i responsabili nazionali dei centri per l’impiego, il vertice tra i ministri del Lavoro e quindi una sessione a livello capi di stato e di governo, che vedrà gli interventi, tra gli altri, del premier Enrico letta, del presidente della Commissione Ue Barroso e del presidente francese Hollande, oltrechè della stessa Merkel.Dai dati diffusi ieri dal ministero del Lavoro emerge intanto che nella crisi aumentano le irregolarità nelle aziende italiane. Su oltre 65mila imprese ispezionate nei primi tre mesi del 2013 il 62%, quasi due su tre, sono risultate irregolari. Si rileva però una diminuzione del lavoro nero (-8%) con 21.866 lavoratori sommersi. L’incidenza del lavoro irregolare è diffuso soprattutto nell’edilizia (55% delle aziende ispezionate) e in agricoltura (50%). Tra le varie tipologie di violazione, le forme di «decentramento produttivo» irregolare (appalto e somministrazione illecita) raggiungono i livelli più preoccupanti (+96% in un anno). Segue l’utilizzo distorto di forme contrattuali (come le collaborazioni a progetto, partite Iva, associazioni in partecipazione), con un +84%. L’attività di ispezione ha recuperato contributi e premi evasi per oltre 433 milioni.
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