mercoledì 29 aprile 2015
Adapt e Repubblica degli stagisti hanno ricevuto 3.000 segnalazioni, quasi tutte negative: «Non mi hanno neanche ascoltato». Il voto finale? Un 3,7.
COMMENTA E CONDIVIDI
Negli ultimi 12 mesi gli osservatori del piano Garanzia giovani avevano un appuntamento fisso: il report settimanale diffuso ogni venerdì dal Ministero del Lavoro. In questo documento vengono indicati i progressi quantitativi del piano, come i numeri degli iscritti, dei presi in carico e di coloro che hanno ricevuto una proposta concreta. Poco emerge della dimensione qualitativa dell’iniziativa, ossia il giudizio che i giovani stessi danno sulle diverse fasi di attuazione del piano. Per questa ragione Adapt e Repubblica degli stagisti hanno avviato a partire da ottobre un monitoraggio informale su Garanzia giovani che in pochi mesi ha raggiunto oltre 3.000 adesioni e che nei prossimi mesi si completerà dopo una serie di recall volti a valutare i progressi ad alcuni mesi dall’iscrizione.I primi dati che emergono sono interessanti e non molto soddisfacenti. Si evince infatti in primo luogo che la categoria di giovane in Italia è molto diversa da quella Europea, infatti il 64,5% dei partecipanti al sondaggio ha tra i 25 e i 29 anni, una fascia d’età che non era inizialmente neanche coperta dal piano europeo. Il secondo dato che colpisce è il fatto che il 72% dei giovani interpellati sostiene di cercare attivamente lavoro, con la conseguenza che il piano non sembra sempre intercettare i cosiddetti Neet (Not in employement, education or training, che non lavorano né studiano né sono in formazione) per il quale è stato pensato.Fin qui la mossa dei giovani, più desolante lo scenario delle risposte da parte del piano europeo. Soltanto il 48% dei giovani contattati ha effettuato il primo colloquio, e più della metà è ancora in attesa. Di coloro che l’hanno sostenuto, il 39% dichiara che durante il colloquio non è stata avanzata alcuna proposta concreta e il 44% parla di generiche ipotesi future di lavoro e stage. E cosa accade dopo il primo colloquio? Solo il 24% dei giovani sostiene di aver effettuato un secondo momento più operativo dopo il primo conoscitivo.Ancora più dei numeri, parlano le voci dei ragazzi stessi, come Maria che racconta come durante il colloquio non abbiano voluto «ascoltare le mie esperienze o chiedermi il campo in cui avrei voluto fare lo stage». O Mariasole che si era trovata «depennata dalla lista degli iscritti» e, davanti a improbabili scuse dell’operatore, ha dovuto insistere per essere reinserita. Quando infine, dopo mesi di attesa, è finalmente arrivata la convocazione, lei si era già trovata da sola un tirocinio. Le storie positive sono davvero poche. Una per tutte quella di Roberto, laureato in lettere, che grazie all’attività di accompagnamento del Centro per l’impiego di Brescia ha trovato velocemente un tirocinio in un’azienda di comunicazione.Alla fine, alla richiesta di dare un voto complessivo da 1 a 10 al piano Garanzia giovani, i 3.000 partecipanti al sondaggio hanno dato in media un 3,7. Una sonora bocciatura.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: