mercoledì 19 giugno 2019
Gianpiero Tufilli, Hr Director di Zte Italia Group, prova a spiegare in un libro la necessità di rendere più appetibile la "gig economy" in termini di salario, tutele e prospettive
Semplificare il lavoro, così l'apofenia potrebbe creare nuovi posti
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«L’apofenia è definibile come il riconoscimento di schemi o connessioni in dati che appaiono causali o senza alcun senso. Questa operazione di individuazione di connessioni non è un atto volontario, ma istintivo e automatico, con un colpo d’occhio si riescono a riconoscere in situazioni confuse, nebulose delle strutture ordinate e delle forme familiari anche in immagini che di per sé non le vogliono per forza mostrare. L’apofenia, applicata nel mondo del lavoro, ci aiuta a risolvere problemi, trovare soluzioni, semplificare e agevolare i rapporti interpersonali». Gianpiero Tufilli, Hr Director di Zte Italia Group, e coautore di un libro sull'argomento (Lavorare nell'azienda liquida utilizzando l'apofenia) prova a indicare i cambiamenti in atto nel mondo delle imprese e del lavoro.

La quarta rivoluzione industriale, infatti, sta modificando per l’ennesima volta tutti i fattori di produzione; oggi il mondo aziendale deve fare i conti con la gig economy, ossia i "lavoretti". È evidente che le nozioni laburistiche-organizzative che continuiamo a utilizzare non sono più in linea con la realtà fluida dei rapporti in atto. Anche gli schemi del diritto devono necessariamente cambiare; oggi il lavoro è un insieme di tipologie contrattuali differenti e di attività e mansioni eterogenee. «Bisogna usare capacità apofenica per trovare nuove forme in cui incanalare la liquidità del mondo del lavoro - spiega Tufilli -. Il mondo delle relazioni industriali su questo terreno sta facendo molto. Gli ultimi contratti collettivi si concentrano sempre più su canali in cui far confluire i bisogni dei lavoratori: formazione e welfare. Per le imprese cambiamento e innovazione sono necessari per favorire sviluppo e competitività; per il lavoratori sono essenziali per favorire l’occupabilità. La spinta modernizzatrice non spazzerà via i corpi intermedi se questi saranno in grado di individuare nuove forme nel caos. L'apofenia è dentro ciascuno di noi. È una capacità atavica che gli esseri umano hanno sviluppato sin dall'origine dei tempi, quando erano in grado di vedere tra i grovigli delle foreste le forme dei predatori che invano cercavano di mimetizzarsi nel caos delle selve. L'apofenia va allenata. Il primo esercizio consiste nel prendere coscienza del coas che circonda, sentirne il disagio, accusarne il peso; chi si abbandona al caos e al disordine e impara a convivere con essi non ha niente da ricercare e quindi sopisce l'apofenia. Il secondo esercizio sta nel ricercare le connessioni tra il caos con la fiducia che un ordine da ricercare esiste; ed è qui che gioca un aspetto fondamentale l'umanità di ciascun individuo che deciderà se e quanto fare affidamento sull'esperienza (che ci permette la replicabilità di situazioni già conosciute o similari) e quanto, invece, aprirsi alla ricerca di nuove forme che permettano di trovare la relazione nel caos».

Nel libro scritto in collaborazione con Massimo Bornengo e Ezio Civitareale, l'Hr Director di Zte Italia Group ha dedicato un intero capitolo all'analisi del "Futuro del lavoro" sostenendo e cercando di dimostrare la tesi di fondo che, contrariamente alla società in cui viviamo, il nostro mondo del lavoro è ancora eccessivamente ancorato a principi e concetti solidi che impediscono, da un lato, alle forme di lavoro tradizionali di svilupparsi per essere "competitive" e, dall'altro lato, alle nuove forme di lavoro di essere appetibili in termini di salario, tutele e prospettive. «Il mondo del lavoro - conclude Tufilli - è in continua evoluzione a partire da 20 anni a questa parte grazie all'incessante sviluppo tecnologico non solo industriale, ma anche di massa: il fax e il telefono fisso che erano i cardini della comunicazione aziendale degli anni Novanta sono scomparsi a favore di un unico device che è il telefonino, solo per comparare in due istantanee quanto è cambiato il modo di lavorare. Le nuove concezioni di tempo e il luogo di lavoro pongono all'attenzione di noi responsabili delle Risorse Umane nuovi temi come lo smartworking, che libera i lavoratori dagli spazi tradizionali di lavoro e impongono nuove tematiche come il work-life integration in quanto ci consente di lavorare 24 ore al giorno ovunque siamo). Le nuove forme di lavoro quali la share economy e la gig economy sono sempre più pervasive nella nostra società, ma continuano a scontare delle lacune di tutele insostenibili perché siamo ancora concentrati a capire se si tratta di lavoro autonomo, subordinato o parasubordinato. L'apofenia a questo punto non è solo auspicata, ma necessaria per riscrivere le regole del mondo del lavoro».

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