mercoledì 4 ottobre 2023
Il documento si snoda in 9 punti, riporta anche alcuni dati statistici e indica, nella parte finale, «l'urgenza e l'utilità di un piano di azione nazionale»
L'ingresso di Villa Lubin, sede del Cnel

L'ingresso di Villa Lubin, sede del Cnel - Archivio

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Dalle indicazioni della direttiva Ue sul salario minimo al tasso di copertura della contrattazione collettiva, che in Italia «si avvicina al 100%, di gran lunga superiore all'80%», fino «all'urgenza e utilità di un piano di azione nazionale». Sono alcuni punti del primo documento tecnico del Cnel sul lavoro povero e il salario minimo, approvato dalla commissione dell'Informazione, con il voto contrario della Cgil e l'astensione della Uil. Seguirà la seconda parte sulle proposte, che sarà consegnata ai consiglieri entro il 6 ottobre. Il documento finale sarà discusso in assemblea il 12 ottobre. Il documento si snoda in nove punti, riporta anche alcuni dati statistici e indica, nella parte finale, «l'urgenza e l'utilità di un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati». I dati riportati sono desunti dall'Istat e indicano in Italia che il salario medio orario si attesta a 7,10 euro e quello mediano (relativo cioè al soggetto che divide numericamente in due la popolazione lavorativa) sia di 6.85 euro: sono due parametri indicati dall'Ue che richiede che i contratti superino queste soglie nel primo caso (la media) del 50%, nel secondo (la mediana) del 60% e che vengono superati dall'Italia.

I contratti “pirata”

Una valutazione viene fatta anche sui contratti “pirata” che, per i sindacati, dovrebbero portare a una legge della rappresentanza che limiti le organizzazioni non rappresentative. «Le categorie che aderiscono a Cgil, Cisl, Uil firmano 211 contratti collettivi nazionali di lavoro - è scritto nel documento - che coprono 13.364.336 lavoratori dipendenti del settore privato (sempre con eccezione di agricoltura e lavoro domestico); gli stessi rappresentano il 96,5% dei dipendenti dei quali conosciamo il contratto applicato, oppure il 92% del totale dei dipendenti tracciati nel flusso Uniemens. I sindacati non rappresentati al Cnel al momento attuale (X consiliatura) firmano 353 contratti che coprono 54.220 lavoratori dipendenti, pari allo 0,4% dei lavoratori di cui è noto il Ccnl applicato». Il documento passa in rassegna criteri e modalità per arrivare al documento conclusivo con le proposte. Prevede per esempio che bisogna «condividere dati, scenari, possibili soluzioni e criticità». Guardare al fenomeno in modo più ampio, «oltre la questione salario» perché la povertà lavorativa è un fenomeno che va ben oltre la retribuzione ma riguarda anche, per esempio, i temi di lavoro dilatati e la composizione familiare. Si evidenzia anche che la direttiva europea non impone il salario minimo e che «là dove esiste un robusto ed esteso sistema di contrattazione collettiva non richiede ulteriori verifiche o adempimenti. Da ciò si può evincere che il trattamento retributivo previsto da un contratto collettivo qualificato (cioè sottoscritto da soggetti realmente rappresentativi) sia adeguato».

Un forum permanente nazionale sul tema

Il documento tecnico auspica poi la creazione di un forum permanente sul tema e di «realizzare in forma istituzionale uno stretto collegamento tra condizioni di lavoro, salari e produttività che è niente altro che l'essenza più profonda della funzione della contrattazione collettiva». Vengono poi indicati i dati sulla copertura dei contratti nazionali e affrontato il tema del ritardi dei rinnovi: «Non sempre ritardo è sinonimo di non adeguatezza del salario o di assenza di meccanismi di vacanza contrattuale, concessioni una tantum (si pensi al rinnovo del contratto del terziario dove sono state introdotte misure "ponte" che risolvono il problema almeno per tutto il 2023), ovvero meccanismi di adeguamento all'andamento della inflazione che, in effetti, sono presenti in numerosi contratti collettivi nazionali di lavoro». L'ultimo punto è relativo al piano d'azione, sulle orme della direttiva europea, «in materia di salari adeguati, a sostegno di un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva in termini di adeguamento strutturale di questa fondamentale istituzione di governo del mercato del lavoro alle trasformazioni della domanda e della offerta di lavoro e quale risposta sinergica, là dove condotta da attori qualificati e realmente rappresentativi degli interessi del mondo del lavoro, tanto alla questione salariale quanto al nodo della produttività».

QUI IL LINK RELATIVO AL DOCUMENTO APPROVATO

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