giovedì 17 gennaio 2013
Ogni anno lasciano il nostro Paese 25mila neolaureati, con un danno di circa 1,2 miliardi di euro. Mentre il sommerso arriva al 30%.
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​Il Forum Nazionale dei Giovani (FNG), alla luce delle recenti indagini Istat sui giovani disoccupati presenta i risultati dei Rapporti di Ricerca sul mondo dell’occupazione giovanile, denunciando le carenze strutturali del sistema italiano, che a novembre 2012 segna un nuovo record del 37,1 % per la disoccupazione nei giovani fra i 15 e i 24 anni.La ricerca Dall’Italia all’Europa, dall’Europa all’Italia. Giovani professionisti in movimento elaborata dal Centro Studi del FNG in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, registra che ogni anno lasciano il nostro Paese 25mila giovani laureati, con un danno di circa 1,2 miliardi di euro l’anno per il nostro PIL. Il fenomeno della fuga dei cervelli attesta fra le prime mete scelte dai giovani italiani la Gran Bretagna, la Germania e il Belgio, seppure non vi è un trasferimento definitivo nei Paesi di destinazione. I dati sono soprattutto da ascrivere alla Direttiva Europea 2005/36 che ha dato nuovo impulso alla mobilità professionale; tuttavia ciò che emerge dalla ricerca del FNG è un sostanziale sbilanciamento strutturale, che evidenzia un ampio divario per i professionisti in uscita ad alto valore aggiunto ed uno sbilanciamento in entrata per le professioni con minor livello di studio. Tale situazione impoverisce la capacità di crescita e innovazione del sistema produttivo italiano ed è da imputare maggiormente alle carenze del sistema educativo che strutturalmente comporta un maggior ritardo e difficoltà nell’entrata del mondo del lavoro.Altri dati rilevanti si desumono dal Rapporto di Ricerca Giovani e lavoro consapevole, a cura della Commissione Lavoro e Politiche Sociali del Forum e finanziata dal Ministero della Gioventù. Il dato più drammatico riguarda il rapporto tra giovani e lavoro nero. Un giovane su tre, tra quelli che si sono definiti “lavoratori” o “studenti-lavoratori”, ha dichiarato di lavorare in nero, fenomeno che in alcune regioni del nostro Paese sta diventando purtroppo l’unica alternativa alla disoccupazione. Ciò invita anche a rivedere verso il basso i dati relativi alla disoccupazione giovanile, poiché molti, entrando in questa zona d’ombra, escono da qualunque sistema di computo statistico. Inoltre, lo studio effettuato dal FNG contraddice il luogo comune che i giovani d’oggi attendono passivamente che sia offerto loro un posto di lavoro. Infatti, oltre la metà, esattamente il 56,8%, si dice disponibile ad andare a lavorare all’estero. Se da un lato la disponibilità alla mobilità lavorativa può essere considerata una ricchezza per le giovani generazioni, è altrettanto preoccupante pensare che molti abbandonino il Paese non per scelta ma per necessità, dettata da una crisi economica fortissima, e spesso con la consapevolezza di non farvi ritorno.Giuseppe Failla, portavoce del Forum Nazionale dei Giovani commenta: “Si tratta di un’emergenza, quella dell’occupazione giovanile, che ha, da tempo, superato la soglia di guardia e necessita di interventi tempestivi. Come Forum Nazionale dei Giovani, in particolare, denunciamo la necessità di riforme nel sistema educativo italiano e un rinnovamento nel mercato del lavoro, per renderlo più moderno concorrenziale con quello estero”.
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