lunedì 19 dicembre 2022
La Germania ha detto sì al meccanismo di correzione del mercato, che scatta a 180 euro a megawattora. Solo l'Ungheria dice no
Rigassificatore a Wilhelmsheven, in Germania

Rigassificatore a Wilhelmsheven, in Germania - Michael Sohn/Pool via REUTERS

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Alla fine i Ventisette ce l’hanno fatta. Il “price cap”, il tetto al prezzo del gas, sarà realtà dal 15 febbraio, dopo l’accordo a 24 su 27, raggiunto oggi nell’ennesimo consiglio dei ministri Ue dell’Energia. Decisiva è stata la svolta della Germania che alla fine ha ceduto ottenendo in cambio un’ulteriore semplificazione dei permessi per accelerare la diffusione delle rinnovabili. «È stato l’accordo più difficile da trovare – ha commentato, per la presidenza di turno Ue, il ministro dell’Industria ceco Jozef Sikela - ma credo che siamo arrivati ad un compromesso equilibrato».

La decisione, ha commentato anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, «consentirà all’Ue di prepararsi al prossimo inverno in maniera più efficace e di velocizzare la messa in campo delle fonti rinnovabili». Qualche ombra aveva gettato la minaccia lanciata da Ice, la società Usa che gestisce l’indice olandese Ttf, il più importante per il prezzo del gas in Europa, di valutare di lasciare i Paesi Bassi nel caso dell’introduzione del price cap. Dura anche Mosca: il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito «inaccettabile» l’accordo, promettendo una «reazione». Peccato che Mosca abbia già ridotto di oltre l’80% le forniture all’Ue, ormai sempre meno dipendente dalla Russia. Significativamente, subito dopo la diffusione della notizia, il prezzo del gas è calato del 6%, assestandosi a 108 euro Mwh.

L’Italia è soddisfatta. Per la premier Giorgia Meloni è «una piccola, grande vittoria, più grande che piccola: siamo riusciti in Europa a spuntarla sul tetto del prezzo del gas. È una battaglia che molti davano per spacciata e l’abbiamo portata a casa». Molto soddisfatto anche il ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, per il quale è prevalsa «la volontà di tutti di tenere unita l’Europa». Il tetto, ha detto, potrà «evitare le fiammate dei mesi scorsi e influenzare sicuramente le bollette».

L’accordo finale, raggiunto a vastissima maggioranza (in materia di Energia non c’è l’obbligo di unanimità), con solo il no dell’Ungheria e l’astensione di Olanda e Austria, prevede una drastica modifica delle proposte della Commissione dello scorso 22 novembre, considerata da molti uno «scherzo» in quanto praticamente inapplicabile. Nel testo concordato, il «meccanismo per la correzione di mercato» (Mcm) prevede una soglia di prezzo per far scattare il tetto non più di 275 euro ma di 180, e il divario dal prezzo medio del mercato del gas naturale liquido (il secondo criterio per far scattare il meccanismo) di 35 euro anziché 58.

Rivisti drasticamente al ribasso anche i tempi: perché scatti il meccanismo, la soglia dovrà esser mantenuta per tre giorni per entrambi i parametri (contro, rispettivamente, due settimane e dieci giorni lavorativi previsti dalla Commissione). Quanto al campo di applicazione, interessato non è più solo l’indice Ttf, ma tutte le piazze europee, anche se poi la Commissione, sulla scorta di una valutazione d’impatto dell’Esma (l’agenzia Ue dei mercati finanziari) e dell’Acer (l’agenzia che coordina i regolatori nazionali) potrà escluderne alcune. Interessati per ora solo i future a un mese, tre mesi e un anno, escluso l’Over the counter (Otc, e cioè la contrattazione diretta), che invece l’Italia avrebbe voluto dentro. La Commissione, nel quadro di una revisione prevista entro il primo novembre 2023, potrà però decidere di proporre di includerlo.

Se è stato possibile convincere la Germania, molto preoccupata (al pari di Olanda e Austria) per la sicurezza dell’approvvigionamento e la stabilità dei mercati finanziari, è anche per il rafforzamento delle misure di garanzia. Così il meccanismo sarà automaticamente disattivato se il prezzo di mercato scenderà sotto i 180 euro per tre giorni consecutivi, o se la Commissione dichiara una situazione d’emergenza a livello locale o di Ue.

Sarà possibile, inoltre, disattivare il tetto qualora «la domanda di gas aumenti del 15% in un mese o del 10% su due mesi, calino in modo significativo le importazioni di gas naturale liquido, oppure i volume scambiati sull’indice Ttf diminuiscano in modo significativo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».

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