giovedì 2 agosto 2012
​Dopo la visita a Parigi e Helsinki, a caccia di consensi fra i campioni del rigore, oggi il premier vede il collega spagnolo. Con la Finlandia concordato un doppio binario: sì ai compiti a casa, ma serve "soluzione europea".
Il premier apre lo "scudo": aiuti forse necessari di Eugenio Fatigante
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Spagna e Italia chiedono la rapida implementazione delle decisioni varate dal Consiglio europeo di fine giugno per far fronte alla crisi della zona euro. Lo dice il premier Mariano Rajoy al termine dell'incontro con Mario Monti. "Abbiamo parlato di unione bancaria, di unione fiscale... di irreversibilità dell'euro. Entrambi i Paesi vogliono, si augurano e lavoreranno perché le misure stabilite dal vertice vengano tutte messe a punto il prima possibile" spiega alla stampa.IN ATTESA DEL VERTICE MONTI-RAJOYIn attesa della riunione di oggi del Consiglio della Bce, in Spagna tiene banco la rivolta delle autonomie non governate dal Partito Popolare al potere, contro il tetto di deficit imposto dallo Stato centrale. Mentre il premier Mariano Rajoy si prepara a ricevere oggi alla Moncloa Mario Monti, le notizie filtrate nelle ultime ore sembrano raffreddare, secondo la stampa spagnola, le aspettative di una soluzione rapida per placare l’assedio dei mercati. Si è tornato a parlare della richiesta di nuovi tagli alla sanità e all’istruzione, che, secondo fonti governative, il ministro dell’economia Wolfgang Schauble, avrebbe fatto al collega spagnolo, Luis de Guindos, durante l’incontro della scorsa settimana a Berlino, come contropartita di un via libera di Berlino alla Bce per l’acquisto del debito sovrano. Nuovi tagli, dopo la "stangata" da 65 miliardi di euro, sono stati smentiti dell’esecutivo, anche perché significherebbero una cosa soltanto: nuovi impegni, dopo quello sottoscritto per il salvataggio bancario, con una pesante riduzione dell’autonomia di bilancio, che il governo di Rajoy dovrebbe firmare in cambio di una richiesta di aiuti ai fondi europei. Secondo alcuni osservatori in tal caso Rajoy non avrebbe nessuna scelta, e non potrebbe che dimettersi per dare spazio ad un governo di tecnici. Secondo diversi analisti spagnoli il premier italiano giunge a Madrid in veste di mediatore Ue, per convincere un recalcitrante Rajoy a firmare la richiesta di salvataggio, prima che sia troppo tardi. Entro la fine dell’anno, il Tesoro spagnolo deve trovare sui mercati circa 100 miliardi per finanziare debiti in scadenza e deficit. Già oggi si affronterà una prova decisiva con l’asta da 3 miliardi di bond e obbligazioni. Gli ultimi segnali non sono buoni. Niente foto di famiglia, martedì, al termine della riunione tra il ministro delle finanze, Cristobal Montoro, e i responsabili delle 17 comunità autonome, riuniti ieri nel Consiglio di politica fiscale e finanziaria, che avrebbe dovuto rassicurare i mercati e Bruxelles sulla capacità dell’esecutivo centrale di imporre il rispetto dei tetti di deficit e indebitamento. Anzi, c’è stata una vera e propria rivolta, capeggiata dalla Catalogna, che si è rifiutata di partecipare alla riunione, l’Andalusia ha annunciato un ricorso alla Corte costituzionale. Infine, ci sono stati i i voti contrari delle Asturie e delle Canarie sugli obiettivi del deficit del debito imposti dal governo. In cambio della proroga di un anno per risanare i conti pubblici, Bruxelles aveva preteso da Madrid la presentazione a luglio di un programma finanziario per il 2013-2015 che, alla scadenza di martedì, l’esecutivo di Rajoy non aveva ancora presentato. «Non c’è spazio per le rivolte», ha tuonato ieri la segretaria di Stato al bilancio, Marta Fernandez Curra, ricordando gli impegni con Bruxelles.
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