giovedì 20 luglio 2023
La Commissione Europea e il governo hanno raggiunto l'accordo: arrivano quasi 18,5 miliardi. L'obiettivo dei posti letto per gli universitari spostato alla quarta rata. S&P: Roma e Madrid in ritardo.
Il ministro Raffaele Fitto

Il ministro Raffaele Fitto - Ansa

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La proposta di Bruxelles che era stata sdegnosamente rispedita al mittente poche settimane fa è stata invece accettata ieri, per la gioia del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che temeva un pericoloso buco di bilancio: la terza rata del Pnrr viene sbloccata con un pagamento di 18,5 miliardi, mezzo miliardo in meno (519 milioni per la precisione) di quanto previsto. Soldi che saranno recuperati, assicura il ministro al Pnrr, quando (tra diversi mesi, forse a inizio 2024) arriverà il quarto bonifico europeo.

Durante il Consiglio Ue di fine giugno, l’ipotesi di un lieve decurtamento della terza rata era stata già avanzata. Ma il governo italiano non solo smentì, ma chiese e ottenne che anche la Commissione Europea parasse il colpo. In realtà, altre soluzioni non ce n’erano. Perché l’obiettivo mancato, quello sulle residenze unitarie che dovevano essere disponibili in fase di verifica dei tecnici di Bruxelles, non è recuperabile in tempi brevi. Fatto, questo, che spinge l’opposizione a mettere sotto accusa la ministra competente, Anna Maria Bernini. La titolare dell’Università si difende e rivendica il compromesso strappato dal collega Fitto: riaggiornare l’obiettivo al prossimo step del Pnrr. Ma pesano sia le polemiche delle settimane scorse sulle difficoltà degli studenti a trovare sistemazione nelle città universitaria. Sia il sospetto, non del tutto verificabile in quel gran groviglio procedurale che sta diventado il Pnrr, che l’Italia abbia provato a inserire nell’obiettivo concordato (7.500 posti letto) anche quelli già esistenti.

Dal punto di vista di Fitto, l’operazione terza rata si è conclusa nel miglior modo possibile. C’è un compromesso, per quanto fragile, con Bruxelles. Che tiene nonostante l’ala dura di Fdi, incarnata in questo caso dal sottosegretario Fazzolari, veda nel commissario economico Ue, Paolo Gentiloni, un «controcanto» che insomma vorrebbe mettere i bastoni tra le ruote all’esecutivo.

L’ex premier sorvola sulle accuse e rivendica, insieme a Fitto, la bontà dell’accordo raggiunto, che ieri il ministro ha comunicato durante una nuova cabina di regia Pnrr.

La mediazione è la seguente: la terza rata arriva stralciando l’obiettivo dei posti letto ma traslando i 519 milioni alla quarta rata e “salvando” l’obiettivo generale dei 60mila nuovi posti letto per studenti previsti entro il 2026.
Il ministro quindi rivendica: il mezzo miliardo è perso solo temporaneamente, ma nel 2023 arriveranno tutti i 35 miliardi previsti (i 19 del terzo step e i 16 del quarto). Fitto ricorda che il confronto sulla terza rata va avanti dalla primavera perché la verifica dei 55 obiettivi che l'Italia doveva completare entro dicembre 2022 è stata più complicata del previsto. In generale, sottolineano fonti di governo, la terza rata è stata una «sfida particolarmente complessa», perché il governo si è insediato il 22 ottobre e c'erano ancora 30 obiettivi da raggiungere entro fine anno, e tutti hanno richiesto interventi legislativi.
Per Bruxelles il negoziato è stato una sorta di braccio di ferro, per dimostrare a Roma che sulle verifiche l’Ue fa sul serio. Per l’Italia, il risultato è che l’obiettivo sui posti-letto da quantitativo è diventato qualitativo, ovvero non legato a un numero preciso. Fatto che alimenta ulteriormente la protesta delle opposizioni e le proteste delle associazioni studentesche. L’unico numero che resta nel Pnrr circa questo capitolo sono i 60mila alloggi da trovare entro il 2026.

La soluzione trovata porta anche una ulteriore modifica della quarta scadenza del Pnrr: Roma già aveva presentato a Bruxelles una lista di 10 correzioni su 27 obiettivi, ora si aggiunge questa sulle residenze universitarie. E qualcosa si sta ancora valutando di correggere. Fitto ha promesso di portare la revisione completa del Piano il primo agosto in Parlamento.

Di sicuro, il controllo che farà l’Ue sulle scadenze che dovevano essere raggiunte a fine giugno 2023 saranno rigorose e questo sposterà in avanti l’effettivo versamento dei 16 miliardi (più 519 milioni)

L’opposizione punta il dito contro il governo che «tradisce le aspettative degli universitari», dicono in coro Pd, M5s e Avs. E anche Azione sottolinea le difficoltà che sta incontrando l’esecutivo. Elly Schlein, però, rinnova al governo l’invito a «collaborare».

Dubbi arrivano anche dall'agenzia di rating Standard&Poor's, secondo cui l'utilizzo dei fondi del Pnrr è in netto ritardo in Italia e in Spagna. «Alla fine del 2022 la Spagna e l’Italia hanno utilizzato rispettivamente solo il 10% e il 20% delle risorse disponibili», e quindi «sembra sempre più probabile» che chiederanno «più tempo per intraprendere progetti di investimento complessi che riguardano gli obiettivi climatici, la digitalizzazione e la coesione sociale».

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