lunedì 31 luglio 2023
Il calo, secondo l'Istat, è dovuto a una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale. Rallentano i prezzi dei trasporti e dei beni energetici non regolamentati
Il Pil italiano fa -0,3% nel secondo trimestre. Inflazione al 6% a luglio

Ansa

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Il Pil italiano è in calo nel secondo trimestre dell’anno dello 0,3%. Una flessione, sottolinea l’Istat, dovuta ad "una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi". Dal lato della domanda, invece, la flessione "proviene dalla componente nazionale al lordo delle scorte, con la componente estera netta che ha fornito un apporto nullo".

Visti i dati del secondo semestre, la variazione acquisita per il Pil per il 2023 è pari a +0,8%, in leggera discesa rispetto al valore del primo trimestre, che era stato pari allo 0,9%. "Alla discontinuità dell'andamento congiunturale nel secondo trimestre, fa fronte l'evoluzione positiva del Pil in termini tendenziali in misura dello 0,6%, che rappresenta la decima crescita trimestrale consecutiva", spiega l’Istituto nazionale di statistica.

Per quanto riguarda l'inflazione, nel mese di luglio l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e del 6,0% su base annua, dal +6,4% del mese precedente. La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei Beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7,0%) e, in misura minore, degli Alimentari lavorati (da +11,5% a +10,9%), degli Altri beni (da +4,8% a +4,6%), dei Sevizi vari (da +2,9% a +2,7%) e dei Tabacchi (da +2,5% a +1,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +9,4% a +10,4%) e dei Servizi relativi all'abitazione (da +3,5% a +3,6%).

L'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta ancora (da +5,6% a +5,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +5,8%, registrato a giugno, a +5,6%). Si attenuta la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +7,5% a +7,1%) e quella dei servizi (da +4,5% a +4,1%), mantenendo stabile il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -3,0 punti percentuali. L'aumento congiunturale dell'indice generale si deve principalmente all'aumento dei prezzi degli Alimentari lavorati (+0,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4% entrambi), dei Beni non durevoli e dei Servizi vari (+0,3% entrambi); tali effetti sono stati in parte compensati dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-1,5%) sia non regolamentati (-1,3%), degli Alimentari non lavorati (-0,8%) e dei Tabacchi (-0,6%).

L'inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l'indice generale e a +5,1% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell'1,5% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e aumenta del 6,4% su base annua (in decelerazione da +6,7% di giugno).

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