mercoledì 23 marzo 2011
Il governo approva un decreto legge che dovrebbe prevedere l'obbligatorietà del parere preventivo in caso di Opa. Intanto l'ad dell'azienda di Alba avrebbe messo sul tavolo la possibilità di un'acquisizione secca della quota rastrellata da Parigi (per un valore di circa 1,5 miliardi) oppure un armistizio simile a quello raggiunto con Telefonica su Telecom grazie a Telco. All'indomani del tonfo in Borsa il titolo rimane al palo.
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Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge "anti-scalate" che dovrebbe prevedere l'obbligatorietà del parere preventivo in caso di Opa. Il provvedimento dovrebbe essere disegnato sul modello della legge francese "anti-Opa" del 2005, come aveva annunciato, nei giorni scorsi, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.  La linea difensiva del governo sugli assett strategici arriva dopo la scalata di Lvmh a Bulgari e di Lactalis su Parmalat, proprio due giganti francesi, che si aggiungono alle mire di Edf su Edison.Intanto l'Agenzia delle Entrate ha già acceso un faro sulla vendita di partecipazioni Parmalat a Lactalis e su quella di Bulgari a Lvmh in mertito alla tassazione in Italia dei redditi derivanti da queste operazioni.Ferrero esclude al momento la possibilità del lancio di un'Opa totalitaria per acquisire il controllo di Parmalat e «non intende strapagare» l'azienda di Collecchio. Tuttavia per Ferrero, dice una fonte, restano aperte altre strade per aggiudicarsi la quota di Parmalat conquistata per ora da Lactalis ed è per questo che ieri si è recata a Parigi. Una fonte vicina al conferma che Giovanni Ferrero ha incontrato Lactalis a Parigi ma non c'è stato accordo. Secondo alcuni giornali, la casa di Alba ha messo sul tavolo di Lactalis due proposte. Nessun commento al momento dai protagonisti della vicenda.«Un'Opa totalitaria su Parmalat non è un'opzione per Ferrero per ora», osserva una fonte vicina alla situazione, aggiungendo che il produttore della Nutella «resta in attesa di conoscere le decisioni del governo per capire le propie opzioni».Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha preannunciato un provvedimento "anti-scalata". Una fonte governativa ha detto stamane che «ci sono buone possibilità che che oggi il governo approvi il decreto che dovrebbe proteggere settori strategici per l'Italia come agroalimentare, difesa, energia e telecomunicazioni». Uno dei principi base del decreto potrebbe essere la regola della reciprocità.FERRERO AVANZA DUE PROPOSTE A LACTALISI Ferrero avrebbero avanzato ieri due proposte al gruppo francese Lactalis per rilanciare su Parmalat. Giovanni Ferrrero, co-amministratore delegato del gruppo Ferrero, è andato ieri a Parigi per incontrare Emannuel Besnier, presidente e maggiore azionista di Lactalis, che ha conquistato una quota di poco superiore al 29% di Parmalat, a ridosso della soglia dell'Opa.L'ad di Ferrero avrebbe messo sul tavolo la possibilità di un'acquisizione secca della quota rastrellata da Parigi (per un valore di circa 1,5 miliardi) oppure un armistizio simile a quello raggiunto con Telefonica su Telecom grazie a Telco.Ferrero potrebbre muoversi da sola oppure varare una sorta di "Latco" assieme alle banche pronte a sostenere l'operazione - oltre a Intesa Sanpaolo sono alla finestra anche Unicredit e Mediobanca , adivisor storico di Alba, per poi dividersi con Lactalis la governance di Parmalat salvaguardando un briciolo di italianità.A queste banche si aggiungerebbe anche Bnp Paribas , la più grande banca francese tra i maggiori finanziatori di Lactalis, che avrebbe fatto una scelta di campo rinnegando il fronte francese per schierarsi con gli italiani attraverso Bnl.Sotto la regia di Societe Generale il colosso dei latticini della famiglia Besnier ha messo sul piatto 750 milioni di euro per comprare dai fondi esteri Zenit, Skagen e Mackenzie il 15,3% di Parmalat. Una quota che si somma a circa il 14% di azioni già rastrellate dai francesi che in tutto hanno così sborsato 1,3 miliardi.LE REAZIONI IN BORSAParmalat al palo in Borsa all'indomani del tonfo seguito alla conquista da parte della francese Lactalis del 29% dell'azienda. Il titolo, partito in timido rialzo, ora è pressochè invariato (-0,09% a 2,29 euro). Il mercato, che ieri dava ormai per chiusa la partita per il controllo della società, è in attesa di capire se il governo o la Ferrero tenteranno un'ultima difesa dell'italianità di Collecchio.
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