sabato 23 dicembre 2023
In particolare: addetti alla ristorazione e alle vendite, servizi alla famiglia (colf, baby sitter e badanti), magazzinieri, social media specialist, addetti al confezionamento, operai
Giuseppe Biazzo, ad di Orienta

Giuseppe Biazzo, ad di Orienta - Archivio

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Per il Natale 2023 si prevede una spesa per regali di circa otto miliardi di euro contro i 7,2 dello scorso anno, grazie anche alla disponibilità dei 50 miliardi delle 13esime dei lavoratori e pensionati. In media, le famiglie spenderanno 1.882 euro quest’anno, in netto aumento contro i 1.598 del 2022. L’impatto di questo volume economico e di spesa concentrato nel periodo delle festività natalizie ha ricadute anche sul mercato del lavoro aumentando la domanda occupazionale. Soprattutto in alcuni settori come turismo e commercio, ma non solo. Il Natale rappresenta un volano economico che si traduce anche in nuovi posti. Si pensi che nel mese di novembre in questi due comparti sono state previste nuove assunzioni per 66mila unità, con un aumento del 28,3% rispetto ai mesi passati nel turismo e di oltre 8mila nuovi occupati nel commercio con ricadute anche nel settore della ristorazione. Sulla base di un’analisi delle ricerche attive in questo periodo da parte dell'Agenzia per il lavoro Orienta, le figure maggiormente richieste per il Natale 2023 sono: autisti, addetti alle pulizie, operai, camerieri di sala, magazzinieri, elettricisti, social media manager, addetti alle mense, chef, aiuto cuoco, addetti alle vendite, servizi alla famiglia (colf, baby sitter e badanti), baristi, addetti al confezionamento, receptionist. «Le festività natalizie coincidono spesso con un aumento dell’occupazione spinta soprattutto dall’aumento dei consumi tipici di questo periodo – spiega Giuseppe Biazzo, amministratore delegato di Orienta -. Va segnalata, tuttavia, una novità importante: le ricerche delle figure professionali e lavorative attive in questo momento non sono legate solo al picco delle festività, ma hanno reali possibilità di continuare anche nell’arco del 2024. In altre parole, parliamo di posizioni lavorative non più contingenti, ma con possibilità di continuità occupazionale anche per il 2024. Per molte di queste tipologie di mansioni si tratta di un salto di paradigma, dove l’esigenza di coprire picchi produttivi periodici in realtà si tramuta in un’occasione di lavoro duraturo».


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