lunedì 4 agosto 2014
A guardare le previsioni di assunzione nel settore privato, per agganciare l'ancora debole ripresa le imprese ripartono dagli addetti alla produzione e dai progettisti, piuttosto che dal back office.
Operai e ingegneri i più richiesti nel 2014
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Più opportunità per operai specializzati, conduttori di impianti, addetti alle vendite e alla ristorazione ma anche per ingegneri e altre figure dal profilo scientifico. Meno per impiegati e tecnici.
 
A guardare le previsioni di assunzione nel settore privato, contenute nel Sistema Informativo Excelsior, di Unioncamere e ministero del Lavoro, per agganciare l'ancora debole ripresa le imprese ripartono dagli addetti alla produzione e dai progettisti, piuttosto che dal back office, confidando così di dare nuovo impulso alla propria attività. Le 96mila entrate in più rispetto al 2013, programmate dalle imprese dell'industria, dei servizi e dell'agricoltura (che complessivamente saranno 1.389.000) si concentreranno quindi soprattutto su questi profili professionali. A determinarle, sarà anche l'aumento del numero delle imprese che hanno programmato di effettuare assunzioni (passate dal 13,2% del totale nel 2013 al 13,9% di quest'anno, con picchi superiori al 26% nel caso delle imprese innovatrici ed esportatrici). L'incremento delle assunzioni (e il parallelo rallentamento delle uscite, stimate in 1.533mila unità) non porterà però in attivo il saldo occupazionale dell'anno in corso: 144mila i posti di lavoro in meno nel settore privato nel 2014, quasi la metà, comunque, dei -250mila previsti nel 2013.
 
La dinamica del mercato del lavoro nel settore privato. Le 1.389.000 assunzioni programmate, considerate per la prima volta comprendendo anche il settore agricolo risultano in crescita del 7,4% rispetto al 2013. A prevalere sono i contratti di lavoro dipendente (1.295.000 unità, pari al 93% del totale), in aumento dell'8,7% rispetto allo scorso anno. Di questi, 1.208.000 saranno lavoratori assunti direttamente dalle imprese (con un incremento del 5,2% per i non stagionali e dell'11,6% per gli stagionali) e 87mila i contratti di somministrazione (-0,6%).
 
Ammontano, poi, a circa 59mila i collaboratori con contratto a progetto e altri 35mila saranno i lavoratori non alle dipendenze (professionisti con partita Iva e collaboratori occasionali). Complessivamente, i collaboratori e i lavoratori non alle dipendenze si ridurranno del 7,3% rispetto allo scorso anno. A questi flussi in ingresso si contrappone un volume ancora più rilevante di uscite previste nel corso dell'anno, stimate in circa 1.533.000 unità, di cui 1.464.000 dipendenti (interinali compresi) e circa 70.000 ''atipici'', cioè collaboratori, professionisti e occasionali. Il saldo occupazionale complessivo nazionale dovrebbe quindi risultare negativo per circa 144mila unità, variazione determinata sostanzialmente dal lavoro dipendente e solo in parte controbilanciata da un saldo positivo dei contratti ''atipici''.
 
Al settore agricolo si dovranno poco meno di 600mila entrate, nel 98% dei casi con contratti di lavoro stagionali, per i quali sono previste mediamente 95 giornate di lavoro nel corso dell'anno. L'industria (costruzioni comprese) dovrebbe attivare circa 226mila contratti (di cui 163mila relativi a persone direttamente assunte nelle imprese), mentre i servizi dovrebbero attivarne 566mila (di cui 450mila alle dipendenze).
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