mercoledì 20 settembre 2017
Ripresa "sincronizzata" tra i paesi. In Italia 1,4%. L'Istat insieme a Ifo e Kof: la crescita europea si rafforza, ma rischi sulle esportazioni
L'Ocse: crescita globale al 3,5% nel 2017
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Nel suo ultimo Economic Outlook, l'Ocse rivede al rialzo le stime del Pil globale, che dovrebbe registrare una crescita del 3,5% nel 2017 e del 3,7% nel 2018. A breve termine la ripresa è "sincronizzata tra i paesi" spiega il rapporto, sottolineando che "gli investimenti, gli impieghi e il commercio sono in espansione". Nonostante ciò, l'organizzazione indica che sul medio termine la crescita "non è ancora sicura" in quanto la "ripresa degli investimenti e il commercio restano più deboli del necessario". Nella zona euro il documento segnala una crescita del 2,1% nel 2017 e dell'1,9% nel prossimo anno.

Buone notizie sul fronte italiano. Il Pil dell'Italia dovrebbe registrare una crescita dell'1,4% nel 2017 e dell'1,2% nel 2018 afferma l'Ocse, sottolineando che un simile miglioramento "è dato dalla richiesta interna" e "dall'incremento occupazionale che supporta i consumi privati". Mentre - si legge ne report - "gli investimenti fissi sono cresciuti seguendo i nuovi incentivi fiscali, il credito bancario alle società non finanziarie non è ancora aumentato".

"La crescita dell'area dell'euro si rafforza" anche secondo Eurozone economic outlook (Ezeo) dell'Istat, dell'Istituto di studi e previsione economica tedesco Ifo e dell'Istituto svizzero Kof. Il Pil è previsto crescere nel terzo e quarto trimestre 2017 allo stesso ritmo del secondo (+0,6%), quando ha accelerato rispetto al +0,5% del primo trimestre. Una leggera flessione è prevista nel trimestre 2018 (+0,5%). L'espansione sarebbe trainata dalla domanda interna e inparticolare dagli investimenti, i consumi privati aumentarenno ad un tasso di crescita costante (+0,4%), sostenuti dalle "condizioni favorevoli del mercatodel lavoro e dall'aumento delle retribuzioni". Super-euro, rallentamento della crescita Usa e tensioni con la Corea del Nord rischiano però di rappresentare un ostacolo per le esportazioni dell'eurozona.

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