sabato 30 luglio 2011
La settima indagine del Centro studi dell'associazione degli industriali «registra l'onda lunga della crisi» nel mercato del lavoro nel 2010, con una diminuzione dei dipendenti delle aziende associate «dell'1,1% dopo il -2,2 del 2009».
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La settima indagine del Centro studi di Confindustria sul mercato del lavoro nel 2010 «registra l'onda lunga della crisi», con una diminuzione dei dipendenti delle aziende associate «dell'1,1% dopo il -2,2 del 2009». In flessione l'occupazione nell'industria «dove i livelli di attività sono caduti di più durante la recessione e rimangono molto depressi»; +0,9%, invece, nei servizi. Segnali di fiducia a inizio 2011: «La domanda di lavoro ha iniziato a espandersi». Il rapporto del Centro studi di Confindustria analizza il mercato del lavoro nel 2010, ma rileva che nei primi mesi del 2011 sono emersi segnali di ripresa: «Tra febbraio e aprile le imprese che prevedevano un aumento dell'occupazione nei primi sei mesi dell'anno hanno superato che che prevedevano una diminuzione (22,6% contro 11%)».MENO USCITE, MA ASSUNZIONI FERMENel 2010 «diminuisce il turnover in uscita ma non ripartono le assunzioni» avvertono gli economisti di viale dell'Astronomia, rilevando che il rallentamento dell'emorragia di posti di lavoro, rispetto all'anno precedente, è dovuto ad una diminuzione delle uscite mentre sul fronte delle assunzioni, ferme sui livelli del 2009, «le aziende si nono mostrate più caute».AUMENTANO I LICENZIAMENTINel 2010 sono aumentate le «cessazioni involontarie del rapporto di lavoro», licenziamenti e mobilità, «che hanno rappresentato la causa d'uscita nel 14,2% dei casi». Quasi un caso su dieci nelle grandi imprese riguarda prepensionamenti e incentivi all'esodo (6,5% del totale). La prima causa è la scadenza di contratto, in calo (32,3%), seguita dai casi di dimissioni (25,9%).PIU' CONTRATTI A TERMINE MA PIU' PROBABILE STABILIZZAZIONEIl rapporto del CsC evidenzia che aumenta la quota di nuove assunzioni con contratto a termine (64,1% del totale. Mentre scende ancora, dal 42,1% del 2008 al 35,9% nel 2010, la quota di prime assunzioni a tempo indeterminato), ma «risale la probabilità di stabilizzazione»: «Il tasso di conversione a un anno dei contratti di inserimento ha superato il 50&% dal 42,7% del 2009».ANCORA ALTO RICORSO ALLA CIGÈ rimasto alto il ricorso alla cassa integrazione, che nel 2010 "ha assorbito potenziale forza lavoro pari al 6,3% delle ore lavorabili nell'industria e all'1,3% nei servizi".PIU' COLLETTI BIANCHI, MENO OPERAI «La quota dei colletti bianchi sul totale dell'occupazione a fine 2010 è al 55%, in aumento dal 54,4% del 2009». Cresce il peso degli impiegati, dal 2,3 al 42,6%. Mentre si riduce quello della forza operaia (dal 45,5 al 45%). Aumenta il numero delle donne nei servizi, al 42,2%, e "lievemente" anche nell'industria, al 25,1%.DIPENDENTI PIU' QUALIFICATI. PIU' STRANIERI NEL NORDEST«In media il 60% del personale alle dipendenze nel 2010 ha un titolo di studio superiore». Quanto all'incidenza dei lavoratori stranieri, sale nel Nord Est dove la quota è al «7,3% dell'occupazione dipendente»; lavorano nel 45% delle imprese (56,9% di quelle industriali).RETRIBUZIONI BATTONO INFLAZIONE«La diffusione della contrattazione aziendale si conferma più elevata nell'industria e cresce con la dimensione aziendale. Più alte nelle grandi imprese anche le retribuzioni annue ed i premi variabili. Nel 2010 la retribuzione annua totale lorda è di fatto cresciuta del 2,7% contro il +1,5% dei prezzi al consumo».
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