sabato 14 ottobre 2023
Le presenze in Italia sono tornate ai livelli pre Covid. La spesa dei viaggiatori è salita del 25% per chi arriva dall’estero
A fine anno ricavi in aumento, anche se diminuiscono i visitatori a causa del caroprezzi

A fine anno ricavi in aumento, anche se diminuiscono i visitatori a causa del caroprezzi - IMAGOECONOMICA

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Dopo gli anni bui del Covid, il turismo torna a… viaggiare. Con le presenze ai livelli del 2019, investimenti e giro d’affari in crescita, il traino dell’e-commerce e il ritorno degli stranieri, dall’America alla Cina. Sostanza e sentiment: l’entusiasmo e un volume incredibile di proposte da operatori e territori, con il desiderio di lasciarsi alle spalle la pandemia e con la resilienza di chi ha saputo e sa affrontare le difficoltà legate ai rincari energetici, all’inflazione e alle turbolenze dei fronti di guerra, dall’Ucraina ai nuovi sussulti in Medio Oriente.

Da Rimini, dove si è conclusa venerdì la 60esima edizione del Ttg Travel Experience di Italian Exhibition Group (2.700 brand espositori, mille buyer esteri), è arrivato un messaggio di grande fiducia. La ministra del Turismo, Daniela Santanché, lo ha detto senza mezze misure: «Il turismo è la prima industria del Paese. Il turismo è tornato a crescere, superando il valore assoluto del 2019. Un segnale positivo non solo per il settore, ma per l'intera economia italiana, e va a smentire le molte Cassandre che si sono pronunciate negli ultimi tempi».

L’Italia ha incassato un primo semestre straordinario, con il +1,4 % di presenze rispetto allo stesso periodo del 2019 - l’anno magico per l’industria del viaggio - prima della flessione estiva («su cui hanno inciso eventi atmosferici devastanti, gli incendi e la morsa inflazionistica»). Si è registrato – ha aggiunto Santanché – «l’aumento di 130mila occupati nel settore e il surplus della bilancia turistica pari a 2,3 miliardi, al quale molto ha contribuito il ritorno degli stranieri, la cui spesa turistica è aumentata del 25% rispetto al 2022».

Per il settore è stato dunque un anno di soddisfazioni: «Abbiamo ripreso a programmare in tutto il mondo – ha confermato il presidente di Astoi Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya –. A livello di ricavi dovremmo chiudere l’anno con un +5-7% rispetto al 2019 ma aspettiamo questi ultimi mesi, mentre a livello di viaggiatori si registra un -5%, dovuto all’inflazione. Hanno viaggiato meno clienti ma hanno speso di più. Quanto alle mete, hanno fatto scacco matto il Nord Africa, fortissima la Tunisia e ancor di più l’Egitto. È tornato il Giappone e si registra il boom delle crociere». Una visione positiva che purtroppo fa i conti in diretta con quello che di drammatico avviene in Israele. «Non possiamo non esprimere sgomento per quanto accade a livello umanitario», riprende Ezhaya parlando poi dei risvolti della guerra in Israele su tour operator e agenzie. «Cancellati tutti i viaggi su Israele, come sempre accade in queste situazioni c’è un rallentamento della domanda su tutte le destinazioni. Lo abbiamo già visto con il Bataclan a Parigi o nel caso di attentati, è come se la gente si sentisse a disagio a prenotare una vacanza». Per le partenze immediate di ottobre il calo è già del 10-12%.

Al di là dei fattori esterni, c’è un turismo che vuol rinascere nel confronto con nuove abitudini e prova a rimodellare i suoi obiettivi all’insegna dell’“Utopia”, come indicava il claim della fiera di Rimini. Un turismo sempre più esperienziale che punta a mete meno scontate, a spalmare i grandi flussi su rotte meno battute, ma non meno affascinanti. Anzi. La rivincita dei territori, delle regioni, dei borghi, dei cammini, dalla Sicilia alla Sardegna, dal Friuli Venezia Giulia alla Basilicata.

Uno stile contagioso e attraente anche per i 60 milioni di italiani che risiedono all’estero e i loro discendenti. Una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie radici e con un’ottima capacità di spesa, voglia di vivere in pieno l’Italia. Un “turismo delle radici” che potrebbe generare una spesa annua molto vicina a 8 miliardi di euro, è la stima dell’analisi Confcommercio-Swg sulle comunità “italiche” di otto Paesi in vista dell’Anno delle Radici, il 2024. Radici e innovazione. Perché se a muovere i viaggiatori sono i territori, le tradizioni, poi il viaggio si “gioca” sul digitale: l’e-commerce raggiunge i 16,9 miliardi di euro nel settore dei trasporti (71% della spesa complessiva) e i 19,4 miliardi in quello dell’ospitalità (54% del totale), come emerge dall’Osservatorio Travel Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. E se fanno discutere la vicenda degli affitti brevi (Santanché ha annunciato che il ddl «approderà in Parlamento la prossima settimana») e la campagna della Venere («all’estero sta andando alla grande»), c’è un turismo che viaggia per grandi eventi, come per la Ryder Cup o per i tanti appuntamenti che hanno trainato il turismo in diverse mete, a cominciare da Milano, ormai lanciata verso il record di presenze. A vantaggio delle strutture alberghiere, nei momenti meno stagionali, come rileva il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca: «Stiamo aspettando di capire come andranno ottobre, novembre e dicembre, per poi tirare un bilancio ma è stato un anno positivo». Il futuro? «Siamo ottimisti». Il turismo va. Nonostante tutto. Seguendo l’Utopia. Sempre.

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