mercoledì 16 gennaio 2019
Germania e Francia fanno pressione sull’Antitrust perché non ostacoli la fusione tra i due principali giganti europei del settore ferroviario. Ma vogliono fermare Fincantieri-Stx
Il treno ad alta velocità Ice di Siemens

Il treno ad alta velocità Ice di Siemens

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Difesa della libera concorrenza o miope ostacolo alla creazione di «campioni» europei in grado di resistere all’avanzata cinese? Poche vicende quanto la fusione tra i due principali giganti europei del settore ferroviario, la francese Alstom e la tedesca Siemens, agitano la Commissione Europea, che ieri durante la sua riunione a Strasburgo ha avuto un’accesa discussione. Sotto pressione è soprattutto la titolare della Concorrenza Margrethe Vestager. La severa danese non vede di buon occhio la fusione, annunciata a settembre 2017. Sarebbe un colosso di 15,3 miliardi di euro, fortissimo soprattutto sul fronte dei treni ad alta velocità (Alstom produce i Tgv francesi e i Pendolini italiani, Siemens gli Ice) e della segnaletica ferroviaria. Una decisione deve arrivare entro il 18 febbraio.

Vestager a luglio ha avviato un’indagine, parlando del rischio che la fusione crei un monopolio che potrebbe «privare gli operatori ferroviari europei di una scelta di forniture e prodotti innovativi e portare a prezzi più elevati, che finirebbero per danneggiare milioni di europei che usano i trasporti ferroviari ogni giorno». Secondo indiscrezioni, lo scorso autunno i suoi servizi hanno raggiunto una conclusione preliminare secondo cui la fusione è incompatibile con il mercato unico. Una vicenda che ricorda l’avvio dell’indagine Ue sulla fusione tra Fincantieri e i Chantiers de l’Atlantique (ex Stx). E un segno che Vestager non guarda in faccia a nessuno. La danese del resto non è sola: contro la fusione si sono espresse le autorità per la concorrenza di Regno Unito, Spagna, Olanda e Belgio in una lettera a Bruxelles. Forti dubbi ha espresso anche il Kartellamt tedesco. Alstom e Siemens hanno proposto piccole concessioni soprattutto sul fronte della segnaletica, pari appena al 4% del fatturato congiunto. Troppo poco per Bruxelles, che chiede invece dismissioni sul fronte dei treni.

Berlino e soprattutto Parigi sono furibonde. «Il diritto Ue della Concorrenza è obsoleto – ha tuonato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire – è nato nel Ventesimo secolo e oggi deve affrontare i giganti industriali del Ventunesimo. Non permette all’Europa di creare i propri campioni industriali». L’occhio è rivolto all’espansione mondiale del gigante ferroviario cinese, Crrc, il quale, avverte Le Maire, «negli Usa sta vincendo quasi tutti gli appalti nel settore delle ferrovie e del trasporto urbano». Crrc produce 200 treni ad alta velocità l’anno, contro i 35 combinati di Alstom e Siemens, che insieme hanno un fatturato pari alla metà di quello dei cinesi. Anche la cancelliera Angela Merkel ha invitato Bruxelles a non impedire fusioni in grado di fronteggiare l’Asia. Vestager, però, non si lascia impressionare: «Non possiamo creare campioni – ha replicato – con fusioni che danneggiano la concorrenza». I suoi servizi del resto insistono che Crrc è ancora debole nel mercato Ue e che le regole comunitarie ne frenano l’espansione.

Le pressioni di Parigi e Berlino sulla Commissione sono fortissime. Tanto che ieri, fatto insolito, il collegio dei commissari ha discusso della vicenda prima della decisione di Vestager, e non, come di consueto, a conferma di una scelta fatta. La Commissione è divisa: per la fusione sono, guarda caso, il francese Pierre Moscovici e il tedesco Günther Oettinger. Dopo la riunione Moscovici si è limitato a dire che una decisione sarà presa «entro il 18 febbraio». «La riflessione dell’intera Commissione – ha però aggiunto – non è obsoleta. Non guardiamo al futuro attraverso le lenti del passato. Non siamo ingenui». Quale che sia la decisione finale, la polemica è assicurata. Sullo sfondo, la crescente insofferenza di vari Stati, Italia in testa, per le severe regole della concorrenza Ue. Che in tanti vorrebbero annacquare, anche se sul come ognuno ha un’idea diversa.

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