lunedì 3 marzo 2014
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Le sfide non mancano. Le priorità del Terzo settore in questo tempo di crisi sono davvero tante: dal lavoro che manca alla famiglia in difficoltà, dai giovani all’integrazione, dalle droghe e dalle dipendenze alle adozioni internazionali, dalle pari opportunità al servizio civile. Anche le aspettative per gli interventi del Governo Renzi in questo comparto hanno ridestato l’attenzione di tanti. «L’economia sociale – spiega Marco Morganti, ad di Banca Prossima – è al centro dell’attenzione politica di questo esecutivo. La nomina a ministro di Poletti è il punto di ancoraggio di questo ruolo primario del Terzo settore. Mentre Bobba è da sempre un esponente di spicco del nostro mondo. Ora mi aspetto una riforma della legge istitutiva dell’impresa sociale, che è stata annunciata tante volte. Mentre mi auguro che la cooperazione sociale, riconosciuta come un modello anche all’estero, abbia finalmente un trattamento migliore. Serve una maggiore semplificazione, occorre recuperare i crediti dalla Pubblica amministrazione. E soprattutto rafforzare l’efficienza gestionale e organizzativa». Anche il professore Stefano Zamagni, nella veste di presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio per la famiglia, si aspetta grandi cose da questo Governo: «Le premesse per una vera svolta ci sono tutte, visto che gli ultimi due precedenti Governi non hanno fatto nulla. Prima di tutto va chiarito in maniera forte e chiara il ruolo produttivo dei soggetti del Terzo settore, che hanno a tutti gli effetti un compito di sviluppo economico e occupazionale. E poi ci sono quattro priorità a cui Renzi e i vari esponenti che provengono da questo comparto sono chiamati a rispondere entro l’estate. Intanto va fissata la data della III Conferenza nazionale sulla famiglia: abbiamo 20 progetti specifici a sostegno dei nuclei familiari (dal fisco alla conciliazione lavoro-famiglia). Poi occorre avviare una corsia preferenziale per stabilizzare il 5 per mille. E va attivato il servizio sociale europeo. Infine è da correggere la legge 155/2006 per favorire l’impresa sociale». È fiducioso pure Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative e di Alleanza cooperative sociale. «Il Terzo settore è ben rappresentato – sottolinea –. È un riconoscimento del ruolo avuto in questi 20 anni. Mi auguro che questi nostri ex esponenti abbiano una proposta valida. Abbiamo bisogno di correggere la crescita delle disuguaglianze. Servono modelli più solidali e di condivisione. A partire dal lavoro. Il Terzo settore è uno dei pochi comparti ad aver creato occupazione in questi anni di crisi: è necessario un riconoscimento normativo dell’attività cooperativistica e dell’impresa sociale. Servono maggiori risorse per il servizio civile: può essere una leva per inserire i giovani nella vita sociale e lavorativa. E poi si punti a inserire i lavoratori svantaggiati attraverso gli appalti pubblici, come previsto dalla normativa europea. Infine va sostenuta la capacità di spesa delle famiglie che si prendono cura degli anziani e dei disabili pensando a misure per la deducibilità e la detraibilità». Sulla stessa lunghezza d’onda Gian Paolo Gualaccini, coordinatore dell’Osservatorio sull’economia sociale presso il Cnel. «C’è stata una generale miopia della politica negli anni precedenti – afferma Gualaccini –. Il Terzo settore rappresenta una ricchezza enorme. Ora ci aspettiamo un’inversione di tendenza. Tra le priorità che il Governo Renzi deve affrontare: la stabilizzazione del 5 per mille, la correzione della legge sull’impresa sociale e l’esenzione dall’Imu per tutte le realtà del non profit».
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