giovedì 12 ottobre 2023
Confcommercio ribadisce la contrarietà all’ipotesi di un compenso minimo per legge. Prampolini: «Per il rinnovo del Ccnl agire su flessibilità»
La vicepresidente Donatella Prampolini

La vicepresidente Donatella Prampolini - Confcommercio

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Confcommercio rivendica che nel suo settore i compensi già superano i nove euro all’ora proposti come salario minimo. «Sul salario minimo abbiamo dimostrato, dati alla mano oggettivi, che nel commercio nessuno dei contratti che noi sottoscriviamo è al di sotto della soglia dei nove euro. Questa è una cosa molto importante» ha affermato ieri Donatella Prampolini, vicepresidente dell’associazione, con delega al lavoro e alla bilateralità. «Non abbiamo mai nascosto la nostra contrarietà di un salario minimo per legge – ha aggiunto Prampolini –. Quando si parla di un contratto di lavoro la parte economica è solo una parte perché all’interno delle norme che ci siamo dati come parti sociali ci sono tutte quelle regolamentazioni utili a livello di contenzioso e parti importanti legate al welfare e alla bilateralità, per esempio prevedendo la costituzione all’interno del nostro contratto di enti che sostengono concretamente le famiglie come il fondo sanitario Est. O come i fondi bilaterali di assistenza al reddito». È aperta la trattativa per il rinnovo del contratto del commercio. Prampolini ha osservato che Confcommercio ha tutto l’interesse a chiudere il rinnovo in un contesto di consumi stagnanti e inflazione: «È uno stimolo ai consumi che per le nostre imprese associate sono fondamentali». «In particolare – ha aggiunto – il contratto principale di Confcommercio, addirittura fino al sesto livello, è al di sopra abbondantemente della soglia di nove euro. Per quanto riguarda invece il contratto collettivo, abbiamo registrato le difficoltà nel chiuderlo, anche se dal nostro punto di vista abbiamo cercato di dare una mano sulla parte economica. Ora per poter chiudere definitivamente il contratto abbiamo anche necessità di parlare di una parte normativa che riteniamo non essere più in linea con i tempi». L’innovazione su temi come il welfare e la bilateralità è alla base della motivazione per cui è il contratto più applicato con oltre 2,8 milioni di addetti, con un indice di penetrazione del 94% delle aziende e dell’85% dei lavoratori. «Scaduto alla fine del 2019 abbiano cercato di riattivarlo nel 2020, ma il Covid ha bloccato tutto - ha precisato Prampolini –. A metà del 2021 abbiamo ripreso il percorso, ma visto che era complicato arrivare a una chiusura contrattuale alla fine del 2022 abbiamo deciso di fare un accordo ponte sulla parte economica, riconoscendo 350 euro una tantum per ogni lavoratore al quarto livello e sempre per il quarto livello 30 euro al mese da aprile 2023 come acconto sul rinnovo, tralasciando momentaneamente quella normativa». Il prossimo incontro è in programma domani mattina con i sindacati di categoria. «Noi non chiuderemo alcuna porta» ha detto la vicepresidente, auspicando che non lo facciano neanche i sindacati. « In questo momento – ha sottolineato Prampolini – non stiamo rinnovando il contratto perché vogliamo rimanere al passo con i tempi e chiediamo che, a fronte di un rinnovo contrattuale importante per il quale abbiamo riconosciuto l’Ipca come indice di riferimento, vogliamo per contro discutere quelle parti che non consentono alle aziende di avere elementi di flessibilità e di rispondere alle esigenze di stagionalità». Infine una battuta sul mercato del lavoro: «Sembra un paradosso, ma in questo momento noi facciamo fatica a trovare lavoratori. Nel turismo e nel commercio mancano 480mila lavoratori. C’è un problema di incrocio di domanda e offerta perché non ha funzionato la seconda gamba del reddito di cittadinanza. Per oltre il 40% le richieste delle imprese non sono soddisfatte soprattutto per mancanza di competenze. Mancano le competenze, ma anche le figure professionali base, manca la manodopera e c’è una persistente carenza di personale».

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