venerdì 31 marzo 2017
Gentiloni: la qualità non ha frontiere. Coldiretti: a rischio 3,8 miliardi di export alimentare. Facebook Italia: politiche contrarie al mondo
Negli Usa l'Italia «fattura» 40 miliardi
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Se si dovesse alzare davvero il 'muro dell’export' l’Italia rischierebbe di pagare un conto salatissimo. La forte tentazione di Donald Trump di imporre dazi punitivi fino al 100% del loro valore su numerosi prodotti 'made in Ue' (e quindi anche 'in Italy') potrebbe arrivare a costare potenzialmente fino a 40 miliardi di euro, il valore del nostro export negli Usa. La stima monstre si ottiene dall’incrocio di più studi: dalla ricerca elaborata da Sace (società della Cassa depositi e prestiti, attiva nell’export credit) all’analisi del Dipartimento del Commercio americano. Sarebbe una stangata per tanti settori. In primis per la meccanica strumentale, comparto in cui si concentra quasi il 25% di quei 40 miliardi. Ma la lista dei 'penalizzati' è lunga e va dalla moda alla chimica, passando per l’agroalimentare. «I contraccolpi per le nostre imprese rischiano di essere parecchi, anche perché non c’è nemico peggiore del dazio», è l’allarme lanciato dai vertici di Confindustria in occasione del 'B7 Business Summit' in corso a Roma.

Eppure, nel giorno della grande paura per la possibile scure del nuovo inquilino della Casa Bianca sul tessuto produttivo del Vec- chio Continente, il presidente del Consiglio italiano mostra i muscoli e una buona dose di fiducia. «La qualità non ha frontiere. Dazi, protezionismi e chiusure non possono essere barriere che mettono un freno o un muro alla qualità – afferma Paolo Gentiloni nel corso della visita allo stabilimento navale di Fincantieri a Monfalcone –. Abbiamo le carte in regola per competere nel mercato, senza essere particolarmente aggressivi nei confronti di nessuno. Siamo un Paese aperto che punta sugli scambi». È chiaro che se il presidente Usa dovesse passare dalle minacce ai fatti concreti alcuni segmenti avrebbero ricadute più pesanti di altri. Nella black list del tycoon, ad esempio, c’è anche la Vespa.

Ma Piaggio fa sapere che un divieto di accesso all’ingresso delle 'due ruote' negli Stati Uniti non inciderebbe più di tanto sui conti. Fonti dell’azienda italiana, infatti, informano che l’impatto per i dazi si limiterebbe al 2% del fatturato complessivo. Discorso ben diverso, invece, se si passa ai prodotti della tavola. Secondo i calcoli di Coldiretti, la nuova politica potenzialmente 'più protezionista' del successore di Obama mette in pericolo 3,8 miliardi di esportazioni agroalimentari italiane, in aumento del 6% nel 2016. «In pratica – evidenzia l’organizzazione degli imprenditori agricoli presieduta da Roberto Moncalvo – si tratta del 10% del totale delle esportazioni italiane del settore nel mondo (38,4 miliardi), con gli Usa che si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna».

Levata di scudi anche da parte di Facebook di fronte alle mosse commerciali al vaglio di Trump. «Il protezionismo per noi è un mezzo disastro – commenta Luca Colombo, country manager italiano del social network –, visto che abbiamo la missione di rendere il mondo aperto e connesso. Ed è anche un controsenso per tanti attori e piattaforme dell’economia digitale».

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